Malore al Tecnomat. I dipendenti lo salvano in videochiamata col 118
Si è improvvisamente sentito male, cadendo a terra dopo aver accusato un malore, ma - fortunatamente per lui - la tempestività del personale del negozio gli ha salvato la vita
Si è improvvisamente sentito male, cadendo a terra dopo aver accusato un malore, ma - fortunatamente per lui - la tempestività del personale del negozio gli ha salvato la vita
Sarebbe stato minacciato, insieme alla sua famiglia, per la sua attività di collaboratore di giustizia, mentre era detenuto nel carcere di via Arginone. Protagonista della vicenda è un 40enne friulano che oggi, per quei fatti, avvenuti tra il 2016 e il 2017, è parte offesa nel procedimento aperto in tribunale a Ferrara contro il 48enne Filadelfio Vasi, capò ultra dei Blood&Honour del Varese Calcio
Ci sono già le prime due richieste di rito abbreviato e di messa alla prova per i trentasette imputati, all'epoca dei fatti tutti detenuti a Ferrara, finiti a processo con le accuse a vario titolo di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, incendio e lesioni aggravate per la rivolta nel carcere di via Arginone
Altri quattro 'seguaci' dell'ex vicesindaco Nicola Lodi andranno a processo per diffamazione in concorso nei confronti di Diego Marescotti. A finire nei guai ora sono tre uomini - due ferraresi e uno di Reggio Emilia - di 61, 58 e 54 anni e una donna ferrarese 54enne
Sono state lunghe indagini, ma alla fine l'obiettivo è stato centrato e altri tre componenti della banda dei trattori, fuggitivi, sono stati individuati e colpiti da un mandato d'arresto europeo. Ora si trovano in carcere nel loro Paese, la Romania, in attesa di estradizione
Altri guai per il 52enne che, nella nottata tra martedì 24 e mercoledì 25 settembre, era stato fermato e arrestato sotto casa di un rivale, mentre impugnava una mannaia e nascondeva un bisturi e una bottiglia piena di acido muriatico, a Lido di Pomposa.
Ieri (1° ottobre) – infatti – la Procura ha applicato nei suoi confronti la misura cautelare in carcere con l’accusa di stalking nei confronti dell’ex fidanzata. Al momento quindi, arrestato dai carabinieri, l’uomo – italiano, già noto alle forze dell’ordine – è stato trasferito all’interno del carcere di via Arginone.
L’uomo, dallo scorso mese di maggio, con le sue continue condotte vessatorie e moleste, aveva indotto l’ex compagna a vivere in un vero e proprio stato di paura e ansia, costringendola a cambiare abitudini di vita. Controllo costante del telefono, controllo delle frequentazioni e delle amicizie della donna, scenate violente di gelosia, sono solo alcuni dei comportamenti che sono stati contestati all’uomo attraverso i numerosi interventi dei Carabinieri e l’attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ferrara.
L’uomo non accettava infatti la fine della relazione sentimentale e continuava a chiamare e inviare messaggi alla donna. In un caso l’aveva raggiunta in un esercizio commerciale offendendola e rivolgendosi con toni minacciosi anche alle amiche presenti e al suo datore di lavoro.
Per i fatti della scorsa settimana, la Procura gli aveva contestato la tentata violazione di domicilio, il porto abusivo d’arma e la minaccia. Il giudice gli aveva convalidato l’arresto e disposto la liberazione con obbligo di dimora nel luogo di residenza e divieto di uscire dalla propria abitazione dalle 20 alle 7.
In quella circostanza, solamente il tempestivo arrivo dei carabinieri a seguito aveva evitato che la situazione degenerasse irrimediabilmente.
Il 52enne era stato fermato e immobilizzato con non poca fatica dagli operanti. Infatti, nonostante il loro intervento, l’uomo aveva comunque provato a scavalcare il cancello del cortile dell’abitazione per raggiungere il suo obiettivo, un uomo pregiudicato della zona, che aveva minacciato di morte.
Inoltre, durante le fasi del fermo, l’arrestato era stato trovato in possesso di un bisturi e di una bottiglia di acido muriatico che aveva nascosto sotto gli indumenti, che poi erano stati messi sotto sequestro dai militari dell’Arma.
Davanti al gip Silvia Marini, l’uomo si era giustificato dicendo che il suo era stato un gesto disperato dopo le minacce e gli episodi intimidatori che aveva detto di aver ricevuto dal suo rivale, ma che non aveva nessuna intenzione di fargli del male.
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