di Ilaria Baraldi*
Non ci sono forme di rispetto o ragioni di separazione dei poteri che permettano di ignorare le dichiarazioni di Papa Francesco e tacere sulla loro gravità.
Chi abbia a cuore non solo la libertà delle donne (il minimo sindacale), non solo la laicità dello Stato (da poco trascorso il XX settembre che ci ricorda i confini del Vaticano) ma anche l’ovvietà che le leggi vanno applicate, non può permettere che il capo di uno Stato estero definisca “sicari” e quindi assassini per mano d’altri i medici che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza.
Già compromesso dall’abuso della pratica dell’obiezione negli ospedali pubblici, e in ultimo reso ancora più difficile dall’ingresso nei consultori delle associazioni anti abortiste grazie all’aiuto del governo Meloni, il diritto delle donne di autodeterminarsi subirebbe oggi l’ennesimo schiaffo se le parole del Pontefice fossero derubricate col solito commento “il papa non fa altro che il papa”.
Non è accettabile che ancora si pensi di discutere di un diritto che non solo le donne, ma con esse l’intera società, hanno conquistato per dirsi civile.
L’interruzione volontaria di gravidanza è riconosciuta nei chiari (e semmai limitati) termini di legge: con essa il diritto all’obiezione di coscienza ma soprattutto quello dei cittadini e delle cittadine all’applicazione della norma.
Non sarà facendo sponda col pontefice “più progressista” che i partiti di destra al governo metteranno in discussione la libertà delle donne di scegliere.
Sarebbe bene che tutti lo ricordassero, svestendosi del mantello di rispetto per la figura pontificale.
*Portavoce Conferenza donne democratiche di Ferrara e delegata ai diritti in segreteria provinciale PD
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