di Stefania Scarfò
Dopo la requisitoria del pm Primicerio e del procuratore capo di Castrovillari D’Alessio, si è tornati in aula ieri (lunedì 23 settembre) in Corte d’Assise a Cosenza per l’arringa dell’avvocato di parte civile, Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini nel processo per fare luce sulla morte di Denis Bergamini, avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico.
Anselmo ha sin da principio specificato che il suo intervento si sarebbe concentrato sulla falsità degli alibi e sul mendacio, il deliberato travisamento della realtà offerto dall’imputata.
Convinto che Isabella Internò, unica imputata in concorso con ignoti per l’omicidio dell’ex calciatore del Cosenza Calcio, rilascerà prima della fine del processo spontanee dichiarazioni che offriranno una tesi diversa da quella fornita finora, Anselmo ha incalzato la Corte chiedendo alla presidente Lucente, al giudice a latere Bilotta e agli giudici: “Ma davvero per voi Isabella Internò è una persona diversa rispetto a 35 anni fa? In questi 35 lunghi anni non c’è stato un momento di empatia con la famiglia Bergamini, piuttosto si è sempre lamentata di dover subire un processo mediatico”.
Anselmo ha poi ripercorso cronologicamente tutte le tappe delle indagini, a suo dire fallaci, sulla morte del calciatore. Dai primi rilievi effettuati da maresciallo Barbuscio che prende subito per buone le tesi di Internò e Pisano in merito al suicidio, alla ricognizione cadaverica effettuata dal dottor De Marco che ha redatto un certificato che lo stesso ha affermato non avrebbe dovuto fare, senza dimenticare l’ispezione cadaverica effettuata dal dottor Raimondi nella sala mortuaria dell’ospedale di Trebisacce, ispezione che il dottor non ha eseguito ma sulla quale risulta la sua firma, ma anche Coscarelli che in aula ha affermato di aver redatto una relazione senza alcun elemento e che non avrebbe mai fatto ma che nella situazione in esame non poteva dire di no per un debito di riconoscenza. Per concludere con la posizione del procuratore Abate che viene spinto a predisporre l’autopsia sul corpo di Denis solo perché sollecitato dai dubbi della gente. “Ma come mai lui quei dubbi non li aveva?” si chiede Anselmo che prosegue: “Davvero possiamo credere che si sia trattato solo di sciatteria? Non scherziamo, parliamo della morte di un ragazzo noto e molto in vista. Qui si inanellano tutta una serie di elementi che vanno nella direzione di nascondere un omicidio“.
Quindi la discussione del legale della famiglia Bergamini si sposta su un altro aspetto. L’incontro tra Isabella e Denis in quel maledetto pomeriggio del 18 novembre 1989. Isabella ha sempre affermato di aver ricevuto una telefonata a casa da parte di Denis che la invitata a vedersi. Tesi, questa, smentita da più testimoni. Su tutti le sorelle Dodaro ma anche Concetta Tenuta, madre di Isabella che dirà di aver ricevuto lei la telefonata mentre Isabella era fuori. Chi ci fosse dall’altro capo del telefono resta un mistero. Di certo non Denis, secondo la ricostruzione di Anselmo, che richiama un’intercettazione ambientale tra Isabella, la sorella Catia e la figlia Giorgia in cui la stessa imputata afferma “ha chiamato Andrea”. La tesi di Anselmo è che l’incontro tra i due sia stato deciso e organizzato dalla famiglia.
Quindi il rapporto tra Isabella e suo marito Luciano Conte. Qui Anselmo non risparmia stoccate definendoli: “L’omicida e il poliziotto, la prima una bugiarda patologica che mente anche al marito, il secondo uno che fa di tutto pur di non passare come un cornuto”. Vengono fatti ascoltare in aula alcuni stralci di loro intercettazioni ambientali che precedono e seguono le audizioni di Internò alla Procura di Castrovillari. Momenti concitati in cui Conte prima le suggerisce cosa rispondere: “Devi dire che la telefonata l’ha fatta lui” e ancora “Nel caso dì non ricordo, che hai rimosso e che non auguri a nessuno di vivere quello che hai passato tu”. Dopo la sua audizione, appreso il fatto che le sia stato chiesto del suo rapporto con lo stesso Conte l’uomo le dice alterato: “Hai capito perché te lo hanno chiesto? Perché lo sanno!” alludendo all’inizio della loro relazione ben prima dell’omicidio di Bergamini. L’esplosione poi quando apprende, dai verbali delle dichiarazioni della donna, del suo viaggio a Salerno a trovare l’amica Tiziana Rota pochi giorni dopo la morte di Denis, con tanto di incontro “amoroso” con Della Pietra (ex calciatore della Salernitana). “Ma i tuoi genitori che ci stavano a fare?”. E poi “Cosa sei andata a vomitare a Salerno”, visibilmente timoroso che sua moglie possa essersi confidata oltremodo con la Rota. Proprio la Rota assieme a Forte, è l’ipotesi di Anselmo, sapevano molto di più di quello che hanno detto ma entrambi hanno dichiarato di avere paura, di non volersi esporre.
Il legale sollecita poi la Corte a valutare alcune incongruenze. La famiglia Internò, una volta appresa la notizia della tragedia, parte alla volta di Roseto Capo Spulico. Tutti sono concordi nell’affermare che lungo la strada incontrano prima il luogo dell’incidente e poi si recano presso la caserma dei carabinieri. “Questo è impossibile – afferma Anselmo – a meno che non si proceda da Taranto verso Cosenza, quindi in direzione opposta a quella che avrebbero dovuto fare”. Altra cosa che non convince Anselmo è la retromarcia effettuata da Pisano dopo aver attinto in corpo di Denis: “Perché non l’ha fatto subito ma solo qualche minuto dopo? Se ho il dubbio che il corpo possa essere rimasto incastrato la faccio subito e soprattutto perché non ha mai ammesso di averla fatta per questo motivo ma solo perché ha sentito qualcuno che si lamentava?”.
Infine, il legale chiede alla Corte di pensare alla famiglia Bergamini, a quello che ha dovuto passare in questi lunghi trentacinque anni. Una vita nel dolore e nell’attesa della giustizia. Domani si torna in aula per le discussioni degli avvocati di parte civile Alessandra Pisa e Silvia Galeone.
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