Il 13 settembre 2024, sulla stampa locale, è apparso un articolo in cui si dava conto che i sindacalisti del Sappe, in seguito a tre aggressioni agli agenti di Polizia Penitenziaria avvenute a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, sarebbero insorti, definendo la situazione insostenibile e perciò sollecitando l’applicazione dell’art. 14 bis O.P., che prevede un regime di sorveglianza particolare per chi compromette l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari.
Anzitutto, la Camera Penale Ferrarese e il suo Osservatorio Carcere esprimono solidarietà e vicinanza agli agenti rimasti feriti negli episodi violenti. Tuttavia, occorre tenere distinto il particolare dal generale.
Le singole manifestazioni violente devono essere segnalate, accertate e – se del caso – sanzionate dall’Autorità competente con gli strumenti processuali che l’ordinamento fornisce, senza che i giornali diventino strumento per sollecitare pene esemplari per ragioni di ordine pubblico e sociale. Il rischio, altrimenti, è perdere di vista il focus del problema, che è sistemico e ben più complesso.
L’innegabile insostenibilità della situazione carceraria ha ragioni profonde e coinvolge il sistema carcerario nel suo insieme, la cui risoluzione deve investire, a monte, lo stato di degrado nel quale i detenuti si trovano, già da tempo accertato in tutte le sedi opportune eppure ancora così nascosto dietro l’indifferenza della politica: la violenza reattiva è il portato diretto dello stato di frustrazione e di abbandono che investe tutti i soggetti che popolano il microcosmo carcerario, detenuti e operatori.
L’irriducibile dimensione afflittiva della pena detentiva non può degenerare in situazioni ambientali disumanizzanti come quelle di cui si legge quotidianamente, altrimenti il rischio è proprio quello di attribuire responsabilità alle vittime stesse del sistema. Un cortocircuito francamente non più sostenibile.
Camera Penale Ferrarese
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