Politica
10 Settembre 2024
Scelta non condivisa nel "metodo e nel merito" che in ogni caso "avrebbe dovuto essere presa in un congresso"

Marattin lascia Italia Viva. “No al campo largo”

di Pietro Perelli | 2 min

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“È con un forte dispiacere personale ma con un altrettanto forte convincimento, chiarezza e determinazione politica, che annunciamo il nostro addio alla comunità politica di Italia Viva”. A pronunciare queste parole in una conferenza stampa alla Camera dei deputati è Luigi Marattin, non più parlamentare di Italia Viva ma ora aderente al gruppo misto e fondatore, insieme ad altri 100 dirigenti territoriali del partito di Matteo Renzi, dell’associazione Orizzonti Liberali.

Un’associazione perché “sarebbe velleitario uscire da un partito e fondare un partito”. Ovviamente quello è comunque il fine ultimo dato che, nella visione di Marattin, “l’Italia non è rappresentata solo dal campo largo o da questa destra populista” e il fine ultimo è quello di “dotare l’Italia di quel partito liberal democratico e riformatore che sia nelle condizioni di presentarsi alla prossime elezioni e che rappresenti l’interfaccia politica di quel rapporto Draghi che ad oggi, in Italia, non ha interpreti”.

Rapporto Draghi che veniva presentato a Bruxelles dall’ex Presidente del Consiglio e ex presidente della Bce e Ursula Von der Leyen proprio nello stesso momento in cui a Roma si consumava la scissione. Un rapporto sulla competitività europea che tocca temi dall’energia all’innovazione, dalla decarbonizzazione all’industria nel quale si sottolinea la necessità di investire il 5% del Pil (tra i 750 e gli 800 miliardi di euro) per rilanciare l’Europa.

Oltre al forte “dispiacere personale” rimarcato lunedì 9 settembre, il deputato sottolinea “l’altrettanto forte il convincimento politico” non condividendo la scelta di aderire al campo largo nel “metodo e nel merito”. “Una scelta del genere – dice – avrebbe dovuto essere presa in un congresso perché è un congresso che aveva deciso la collocazione terzopolista di Italia Viva”.

“Crediamo – continua – che nel campo largo non ci sia niente per creare una proposta politica per il paese, dalla giustizia al fisco, all’ambiente, all’energia, alla politica estera, alla scuola, alla politica verso il settore pubblico. Su tutte queste dimensioni le posizioni politiche, ovviamente legittime, del campo largo sono antitetiche a quelle che hanno costituito la cifra del renzismo”.

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