Politica
4 Settembre 2024
Sul palco insieme alla docente giuslavorista oltre a Simona Lembi e Dario Bernardi anche i segretario provinciali di Cgil e Uil Veronica Tagliati e Massimo Zanirato

Laura Calafà: “L’amministrazione Fabbri gestita dal potere social e festaiolo”

di Redazione | 6 min

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di Riccardo Giori

Lotta al lavoro povero, precariato, diritti dei lavoratori. Questi alcuni dei punti chiave discussi durante il dibattito sul palco della festa dell’Unità di Ferrara dove si sono confrontati la giuslavorista Laura Calafà, il sindaco di Portomaggiore Dario Bernardi, la Responsabile Piano per l’uguaglianza Cittá Metropolitana di Bologna Simona Lembi e, come rappresentanti dei sindacati, la segretaria generale Cgil Ferrara Veronica Tagliati e il segretario provinciale Uil Ferrara Massimo Zanirato.

La statistica ricavata dal portale InfoJobs mostra un risultato impietoso per quanto riguarda il numero di offerte di lavoro sulla provincia di Ferrara in relazione alla totalità della regione. Ed è proprio la giuslavorista ad aprire il dialogo fissando tre punti fondamentali presentati non come soluzione ma come ragionamenti più ampi che portino non ad una, ma a più soluzioni ai problemi del mercato del lavoro nella provincia ferrarese. Alla base ci sono i bisogni delle persone da soddisfare, “dove diritti e democrazia non possano essere messi in discussione, il tema più che attuale del salario minimo e infine legalità e illegalità sulle condizioni di lavoro”. Calafà sottolinea anche come “la piaga del caporalato, fin troppo presente sul nostro territorio, sia una conseguenza della mancanza di un disegno politico”.

Il pensiero di Laura Calafà non si limita a impostare un ragionamento sulla precarietà, ma punta a una presa di coscienza sul binomio tra lavoro e democrazia come continui stimoli alle comunità per migliorare il tessuto sociale ed economico. “Spesso ci si accontenta di pensare che la democrazia a volte sia fatta solo di regole procedurali, chi studia i fenomeni e la trasformazione della democrazia dice invece che servono nuove forme di partecipazione” dice Calafà e sull’attuale situazione aggiunge “a Ferrara il sistema è deflagrato, ma democrazia significa uguaglianza, dignità, solidarietà, lavoro e sviluppo, e se questi sono i pilastri della democrazia praticata allora noi dobbiamo praticarla. Il ragionamento sulla democrazia si fonda sui diritti, ma nei diritti non si può esaurire.”

É proprio sulla democrazia che la giuslavorista sferza l’amministrazione ferrarese appena rieletta: “Noi viviamo in un contesto che ha molto bisogno di politica, non essendoci sedi di discussione ben venga il dibattito di stasera, ma le altre forze politiche non praticano la politica in trasparenza, nei contesti istituzionali la banalizzano e la convertono ad esigenze personali individualizzando, o peggio, personalizzando mentre noi dobbiamo dare invece delle risposte di collettività”.

La questione più importante del dibattito resta quella del salario minimo. Poiché in Italia a livello nazionale non sembrano esservi dei piani all’orizzonte, e al momento sono i singoli comuni che hanno iniziato a rispondere alle esigenze dei propri cittadini, ed è a questo proposito che, sempre rivolgendosi all’amministrazione di Ferrara, Calafà aggiunge “teniamo in considerazione che ci sono altre città che stanno approvando delibere sul lavoro povero, chiedendo che si rispettino i nove euro nell’ambito della filiera costruita sul pubblico”.

“In Emilia-Romagna – continua – le strade sono anche altre, ci sono tavoli contrattuali dedicati ma su Ferrara proprio per la vocazione turistica e collegata agli eventi dobbiamo chiedere al comune di fare un ragionamento mirato, perché in assenza di un livello normativo nazionale il tema va comunque trattato almeno a livello locale” sottolineando poi l’importanza della raccolta firme in corso per il referendum sul salario minimo.

Le critiche di Calafà all’attuale amministrazione ferrarese che, a detta sua, “è gestita dal potere social e festaiolo” vengono riprese da Zanirato: “Per quanti pochi strumenti possa aver avuto la provincia negli ultimi anni, è venuto meno il ruolo di leadrship del comune di Ferrara, il sindaco Fabbri si è ben guardato dal firmare il patto regionale per il lavoro e per il clima sottoscritto da tutte le associazioni datoriali e sindacali, da tutte le università di questa regione e da tutte le città capoluogo, all’epoca mandò un assessore che ora non ha nemmeno più la delega, e questo la dice lunga sul ruolo di leadership e sulla funzione di trascinamento in quei luoghi come la consulta provinciale dell’economia e del lavoro che si sono svolti negli ultimi anni, e i risultati si vedono”.

Poi, aggiunge, “per questa amministrazione è più facile far divertire la gente che creare lavoro. Basta vedere come il comune gestisce i grandi eventi come il concerto di Bruce Springsteen, numeri alla mano abbiamo fatto divertire le persone, che spesso venivano anche da fuori, ma non abbiamo creato nemmeno un posto di lavoro, neanche a tempo determinato.” E ancora sul concertone: “Io penso che la ricchezza si debba redistribuire con il lavoro, e che il lavoro sia dignità, ma di dignitoso lì non c’è stato assolutamente nulla”.

Zanirato punta il dito non solo sul sistema del “divertificio” ma anche sull’assenza di protagonismo delle associazioni datoriali che a suo dire “hanno costruito in alcuni decenni una sorta di comunità chiusa e impermeabile. Se un’azienda che vuole investire in questo territorio non ha spalle sufficientemente robuste per trovarsi credito e agganci necessari non avrebbe trovato grandi sponde, vedendo di contro privilegiate realtà ‘amiche di amici’ e altre poche multinazionali che non hanno bisogno di rapporti politici o istituzionali”.

Ma il tema del lavoro non è rappresentato solo dai problemi della città, “la realtà della provincia è ben diversa” esordisce Dario Bernardi, sindaco di Portomaggiore, comune della provincia di Ferrara che soprattutto in estate vede un grandissimo flusso di lavoratori stagionali stranieri. “Va detto che la provincia di Ferrara non è la città di Ferrara, e Ferrara non rappresenta tutta la sua provincia” chiosa Bernardi, “purtroppo calano le imprese e quelle rimaste sul territorio faticano a trovare manodopera specializzata. Parallelamente invece nel settore dell’agricoltura che ha una continua esigenza di manodopera abbiamo assistito dapprima ad una sostituzione di manodopera locale con manodopera straniera in condizioni di grandissimo precariato sociale e abitativo, finendo per favorire le situazioni di degrado e illegalità. Ed è per questo che va assolutamente siglato un protocollo con i sindacati contro il caporalato.”

Bernardi continua poi il discorso sottolinenando che le politiche del lavoro vivono un buon momento grazie ai soldi del Pnrr, “ma tra un paio di anni quando le risorse finiranno come faremo? La mancanza di regia politica in questa provincia impedisce di allacciarsi a quelle opportunità di sviluppo che la Regione Emilia-Romagna offre perché i numeri non mentono, bisogna prendere coscienza delle difficoltà di questo territorio e fare una battaglia politica unitaria per migliorare la qualità del lavoro e della vita in questa provincia.”

A riprendere le parole di Bernardi ci pensa Veronica Tagliati che dice: “Questo territorio ha indubbiamente un problema di governance” e aggiunge “ma c’è un processo di de-industrializzazione di questo territorio che va assolutamente fermato”. Secondo la segretaria della Cgil di Ferrara questo processo può essere fermato creando nuove infrastrutture e ragionando su appalti in salute, sicurezza e di migliori condizioni di lavoro e, in ultimo luogo, di “fare un salto di qualità sul tema migranti, perché se le dinamiche demografiche nel basso ferrarese, e non solo, evidenziano un quadro di spopolamento e invecchiamento continuo, forse abbiamo bisogno di fare una seria riflessione sul nostro bisogno di lavoratori stranieri” e conclude “perché se a queste persone viene reso difficile il processo di regolarizzazione a causa di rigide procedure derivate dalla direzione nazionale, è normale che poi finiscano nel degrado e nell’irregolarità”.

Infine Simona Lembi dopo aver manifestato solidarietà alle operaie dell’azienda bolognese La Perla chiusa da dicembre scorso e presenti con un gazebo alla Festa dell’Unità di Ferrara, punta l’attenzione anche alla questione femminile del mondo del lavoro: “La Perla è un caso emblematico di quello che può succedere in un’impresa di questo Paese” e citando anche l’articolo 37 della Costituzione aggiunge “viviamo in un mondo in cui lo Stato vuole pagare le lavoratrici per uscire dal mondo del lavoro, quando diventano mamme o quando si devono occupare degli anziani. Perdere il lavoro è faticoso e doloroso, difficile per tutti, ma ritrovare un lavoro per le donne costa il doppio della fatica”.

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