Dopo la visita al Casa Circondariale di Ferrara con la locale Camera Penale per “Ristretti in agosto”, iniziativa nazionale promossa dall’Osservatorio carcere dell’Unione camere penali, per monitorare le condizioni di vita dei detenuti, il deputato di Fratelli d’Italia Mauro Malaguti interroga il ministro della giustizia Carlo Nordio.
“In previsione dei nuovi mille agenti e 20 dirigenti previsti dal Dl Carceri nei prossimi 2 anni – scrive -, se si voglia considerare l’invio di un vicecomandante e alcuni agenti presso la Casa circondariale di Ferrara, gestita con grande disponibilità e professionalità dagli attuali dirigenti e agenti pur nella riscontrate difficoltà e a carenza di organici”.
Una delle criticità sottolineate dalla Camera penale dopo la visita e ripresa dal deputato nella sua interrogazione è proprio l’assenza di un vicecomandante addirittura dal 2015.
“Anche la struttura carceraria di Ferrara – scrive Malaguti -, che conta 391 unità di detenuti a fronte di una capienza di 244 e 157 unità di personale a fronte 216, con la mancanza di un vicecomandante dal 2015, come molte altre strutture nel nostro paese, sconta una serie di criticità nelle condizioni di vita dei detenuti e in quelle di lavoro della Polizia penitenziaria, che sono l’eredità di decenni di sostanziale inattività nella gestione degli edifici carcerari nazionali”.
Nel corso della visita, “incontrando gli agenti di polizia penitenziaria e i detenuti, sono emerse una serie di suggerimenti e indicazioni utili in particolare per il nuovo Commissario delegato all’edilizia carceraria”.
Tra queste: “Il rapporto agenti-detenuti, ad esempio, non è un indicatore esaustivo per valutare il personale necessario alla gestione di una struttura, perché alcuni reparti speciali, come quello dei collaboratori di giustizia, dei sottoposti a 41bis, del reparto in isolamento, richiedono l’impiego di un numero di agenti molto superiore in percentuale al numero di detenuti, rispetto alle necessità dei reparti di detenuti comuni”.
Per questo motivo è stata fatta notare l’utilità di “accomunare certi ‘reparti speciali’ solo in alcune strutture, che non tolgano troppi agenti ai reparti di detenuti comuni, numericamente più consistenti ma anche più semplici da gestire e che quindi richiedono meno personale penitenziario”.
Tra i detenuti sono poi in molti a chiedere “di poter lavorare o proseguire studi interrotti, non solo universitari, ma anche delle scuole primarie, considerando le limitate risorse di bilancio si potrebbe pensare anche all’impiego di insegnanti volontari, che eventualmente volessero dare la disponibilità, riconoscendogli la maturazione di punteggi utili per i concorsi pubblici”.
“Considerando che il primo fine delle strutture carcerarie è il recupero e reintegro in società – conclude Malaguti -, anche con l’apprendimento di lavori e professionalità che possano offrire opportunità lavorative una volta scontata la pena, e che anche solo per passare ore all’aria aperta diversi carcerati chiedono di poter lavorare, sarebbe utile individuare eventuali nuove strutture carcerarie, o dotare ove possibile quelle già esistenti, di ‘colonie agricole’ e laboratori di pertinenza del carcere stesso, che offrano ai detenuti tali opportunità”.
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