Buongiorno,
mi chiamo Paola Benincasa e sono la figlia di Vitaliano Benincasa, deceduto il 18/8/2024 presso l’Ospedale di Cona.
Il 21/8/2024, noi fratelli e nostra madre, abbiamo potuto vegliare il suo corpo presso la camera mortuaria della vostra struttura. Ci siamo presentati alle 14 e siamo rimasti con lui fino alle 17.
Nel corso del pomeriggio è accaduto qualcosa di surreale.
Lungo i corridoi sono arrivati i canti di una liturgia musulmana. Inizialmente non abbiamo compreso, ma sentendo perdurare delle preghiere recitate a voce altissima siamo usciti dalla stanza ed abbiamo visto che nell’intero ingresso erano assiepate decine e decine di persone. Non esagero se dico che erano circa duecento.
Ci siamo resi conto che stavano celebrando un funerale e per tutto il tempo della liturgia, durata circa 40 minuti, non è stato possibile né accedere all’erogatore di bevande e neppure ai servizi igienici.
Stavamo piangendo nostro padre, non servono grandi sforzi di immaginazione per comprendere che avremmo potuto avere la necessità sia di andare in bagno che di bere.
Eppure, un tappeto umano di persone in preghiera inginocchiate una accanto all’altra ci ha reso impossibile muoverci. Siamo rimasti boccati fino alla fine, perché la quantità di gente era tale da arrivare fino all’uscita della sala. Avremmo dovuto letteralmente scavalcare dei corpi.
I canti sono continuati per tutto il tempo, infrangendo il silenzio che dovrebbe essere d’obbligo in queste circostanze e la situazione era così palesemente inaccettabile da mettere il personale sanitario nella condizione di scusarsi, prima ancora di ricevere le nostre osservazioni.
Io mi rendo conto della necessità per tutti di celebrare i propri morti nel modo più confacente agli usi della propria cultura, della propria religione e non ho alcuna acredine nei confronti della comunità islamica.
Il mio rammarico è tutto rivolto alla Direzione dell’Ospedale che ha permesso che la liturgia degli altri fosse esercitata senza alcun riguardo per tutti gli altri presenti, senza alcun riguardo per le nostre preghiere, per la nostra necessità di raccoglimento.
Hanno ignorato un’esigenza sacrosanta e continuo a chiedermi se tutto questo sia stato permesso infrangendo anche la normativa di sicurezza nei locali della camera mortuaria.
A parte l’indecenza della violazione le preghiere silenziose dei congiunti, è normale che non si possa accedere ai servizi e alle vie di fuga per tutto il tempo in cui si svolgono queste funzioni? Ed è normale che un così alto numero di persone possano accedere al locale bloccando le uscite di sicurezza?
Resto in attesa della risposta dei Responsabili di Direzione dell’Ospedale di Cona.
Ringrazio la Redazione per lo spazio che vorrà dedicare a questa riflessione.
Paola Benincasa
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