Lettere al Direttore
29 Agosto 2024

Parco del Delta del Po. Vincoli o valorizzazione?

di Redazione | 4 min

Gentile Direttore,

la valorizzazione di un territorio, come quello del Delta del Po, doveva essere un must per la creazione di un organismo che ne mettesse in risalto le bellezze al fine di renderlo fruibile, anche ai fini della visitazione turistica e dei conseguenti ritorni in termini economici e sociali.

La creazione di un primo embrione di “parco a fini multipli”, che comprendeva territori non contigui, mi ha fatto dubitare, fin da subito, che l’Istituzione Parco potesse diventare uno dei tanti carrozzoni messi in piedi dalla politica di sinistra, per sistemare i propri personaggi di riferimento. Anche per tali motivi manifestai, all’epoca, le mie perplessità.

La prova dei fatti l’abbiamo in questi tempi: il Parco è un organismo che ha imposto solo limiti e divieti sul territorio, con pochi o nulli ritorni, né economici, né turistici, né ambientali; anzi tutta la dirigenza del Parco è espressa dalla Romagna, quando il cuore del Parco si trova in territorio ferrarese, per la Regione Emilia Romagna. Il Veneto ha un proprio Parco centrato sul territorio geografico del Delta Polesano, che avrebbe motivi di maggiore contiguità e continuità col territorio dei Comuni ferraresi che affacciano sul ramo più meridionale del Delta padano.

Al di là delle scelte operate in passato, credo che sia il caso di parlare del presente.

E’ di recente attualità l’istituzione di nuovi limiti di velocità, ridotti a 50 Kmh. sulla S.P. 27 Cristina, dal bivio con la SS 309 Romea, fino all’abitato di Goro, fissati con una determina – ordinanza della Provincia di Ferrara del 22/07/2024 n. 1220, a firma di un funzionario, su suggerimento del Parco del Delta del Po, per “innalzare il livello di sicurezza della viabilità e della circolazione stradale”, come recita il provvedimento. Ciò a causa di un paio di incidenti stradali verificatisi qualche mese fa e causati dall’investimento di un daino, a fronte dei quali il Parco era stato obbligato alla rifusione dei danni, peraltro coperti dall’assicurazione. L’intento è chiaro: qualora, in futuro, dovessero ripetersi investimenti di selvatici e si riscontrasse che il veicolo investitore procedeva ad una velocità superiore al nuovo limite, non sarà più necessario attivare l’assicurazione.

Oltre che pararsi le spalle, il Parco ha trovato un modo per scaricare la responsabilità sul conducente dell’auto. Per cui il Parco ha agito per la sicurezza, ma con l’intento di risparmiare l’attivazione di una copertura assicurativa. Ciò fa onore al Parco, in quanto volendo aumentare il livello di sicurezza per la circolazione stradale, ottiene, di converso, un possibile risparmio per la polizza assicurativa.

Sta di fatto che, però, la situazione è ben diversa: e le responsabilità non possono essere così superficialmente scaricate sui cittadini che devono vivere ed operare nel territorio. Perché, per fare sicurezza, ad esempio, il Parco non si prende cura dell’ambiente che circonda le strade, in particolare, e, più in generale delle aree boscate e pinetate del territorio? Allego un paio di screenshot di Google maps: uno, di qualche anno fa, quando i bordi della S.P. 27 erano tenuti puliti, per cui erano visibili eventuali daini presenti ai bordi strada. Nell’altro, più recente, è visibile la boscaglia vegetativa che segue il bordo della strada. Se da quelle macchie dovesse sbucare d’improvviso un selvatico, anche con un veicolo che procede a 50 Kmh sarebbe in grado di causare danni importanti; mentre l’autista non avrebbe la minima possibilità di evitare la presenza improvvisa. Allora, se veramente l’intento era quello della sicurezza stradale, perché il Parco non ha provveduto, prima, a ripulire i bordi della strada, piuttosto che abbassare i limiti di velocità?

La realtà, purtroppo per chi abita nel territorio, è ben altra. In qualsiasi momento si potrà far cassa con un autovelox, o addirittura con tutor come auspicato da qualche amministratore locale qualche tempo fa sulla stampa. Ripulire e curare l’ambiente invece costa; tanto chi vive nei Comuni di di Mesola e di Goro ha già subito questo ed anche altro da chi ha amministrato il territorio e la Regione.

A proposito di Regione, fa meravigliare la grave gaffe dell’Assessore Regionale Corsini, che, rispondendo ad un’interrogazione, è riuscito a confondere le migliaia di euro di danni causati dai selvatici, con i milioni di euro che sarebbero stati sborsati dall’assicurazione. E’ anche vero che l’Assessore si è scusato dell’errore; ma rimane il dubbio su tali dichiarazioni che fossero mirate a giustificare l’impossibilità di trovare una compagnia di assicurazione disposta a coprire tali sinistri, come ebbe a dichiarare in seguito, il suddetto Assessore regionale.

Questi Amministratori di sinistra, fino a quale punto possono essere credibili? I cittadini se lo devono chiedere. Troppo facile mettere vincoli a carico dei singoli, mentre coloro che amministrano cercano di accreditarsi come i migliori della classe, trascurando l’ambiente. I nostri boschi e le pinete, comprese quelle del ravennate, sono ridotti ad ammassi di vegetazione trascurata e pericolante.

Lucio Maccapani

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com