Disturbi del sonno o mal di testa, mancanza di concentrazione, digestione difficile e irritabilità. Sono solo alcuni dei sintomi del ”Jet lag” o sindrome da fuso orario. Per quale motivo si verificano, che cosa accade ai nostri ritmi biologi quando viaggiamo e come possiamo “aiutare” il nostro organismo ad affrontare al meglio questi cambiamenti, ce lo spiega il professor Roberto Manfredini, direttore dell’Unità Operativa di Clinica Medica dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara ed esperto di cronobiologia.
Sindrome da fuso orario o “jet lag”, che cos’è e perché avviene
“Il jet lag è un disturbo dei ritmi biologici circadiani dell’individuo, che si può verificare quando si affrontano viaggi aerei, per lo più transcontinentali. Infatti il rapido attraversamento di diversi fusi orari può esporre il viaggiatore a uno sfasamento dell’orologio biologico interno rispetto all’orario del Paese di arrivo. Non ne soffrono tutti però, precisa il prof. Manfredini, vale la cosiddetta regola del 1/3: solo circa un terzo delle persone patisce molto il jet lag, un terzo ha disturbi più lievi e un terzo non ne soffre per nulla. Diversi fattori possono influenzare l’entità dei disturbi, ad esempio l’età (si soffre di più in età avanzata), il fatto di avere delle abitudini fisse per quanto riguarda l’orario in cui ci si sveglia o si va a dormire, ma anche la lunghezza del volo (numero di fusi orari attraversati) e soprattutto direzione di quest’ultimo”.
Orologi biologici, in quanto tempo si “risincronizzano”
“Va precisato, spiega Manfredini, che viaggiare verso ovest è meno “disturbante” che viaggiare verso est perché nel primo caso la giornata viene allungata e nel secondo invece è accorciata (il nostro organismo preferisce una giornata più lunga che più corta). Si calcola che per “riagganciare” l’orologio biologico ai ritmi normali, dopo un viaggio di sei fusi orari verso ovest, occorrano quattro giorni (circa 90 minuti al giorno), mentre per recuperare dopo un volo verso est, ne servano sei (circa 60 minuti al giorno). Dobbiamo anche dire però, precisa ancora il professore, che si può registrare una desincronizzazione dei ritmi anche per spostamenti non intercontinentali, basti pensare al fatto anche il solo cambio dell’ora legale in persone sensibili può provocare parecchi disturbi”.
Disturbi da “jet lag”, quali sono e come affrontarli
“I principali sintomi del jet lag sono i disturbi del sonno (difficoltà a prendere sonno o eccessiva sonnolenza, sonno frazionato e di scarsa qualità riposante), ma anche mal di testa, nervosismo, irritabilità, mancanza di concentrazione, poco appetito, digestione difficile, alterazioni intestinali, ecc. Per evitarli, o comunque ridurli, si possono adottare alcuni accorgimenti, come ad esempio, nei giorni precedenti la partenza effettuare piccole modifiche nell’orario dei pasti e del sonno, per avvicinarsi a quelli che si avranno a destinazione. Poi, regolare già in volo l’orologio sull’ora del Paese in cui ci si reca, cercando di mangiare e dormire secondo il nuovo orario (ricordando che i carboidrati favoriscono il riposo e il sonno e le proteine invece la veglia). Una volta atterrati, cercare di assumere da subito l’orario del Paese di arrivo. Infine un aiuto può venire dalla melatonina (l’ormone che regola il fisiologico ritmo sonno veglia). Si può assumerne 1 mg la sera (alle 21-22 ora locale), per 3-4 giorni per chi ha viaggiato verso ovest e 5-6-giorni per chi ha viaggiato verso est”.
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