Politica
14 Agosto 2024
I dem parlano di un avviso pubblico "apprezzabile e condivisibile che lascia intendere trasparenza nelle nomine" ma le indiscrezioni fanno presagire che i giochi siano già fatti

Nomine nelle partecipate. Pd: “Già usciti i nomi dei candidati, legittimo dubitare della effettiva trasparenza”

di Redazione | 2 min

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Durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale del 29 luglio l’assessore Fornasini annunciava l’avvio della procedura per la selezione delle candidature per le nomine e designazioni per il ruolo di componenti degli organi amministrativi o di controllo di enti, aziende, fondazioni e società partecipate dal Comune di Ferrara.

Il Pd fa notare che tutta l’opposizione aveva segnalato “l’incongruenza e la ‘irritualità’ di tale procedura in assenza di comunicazioni del Sindaco sugli obiettivi di mandato”.

Ora l’avviso pubblico è aperto, dal 9 agosto al 9 settembre, e “le nomine sono effettuate dalle rispettive società controllanti sulla base delle indicazioni che queste ultime ricevono dal Sindaco”. Contestualmente i nominati “si impegnano a conformare il proprio operato agli Atti di indirizzo del Consiglio comunale, alle linee programmatiche di mandato del Sindaco ed alle direttive istituzionali programmatiche del Sindaco”. Una procedura che il Pd definisce “apprezzabile e condivisibile che lascia intendere trasparenza nelle nomine e rispetto di criteri di merito e competenza.

Ciò che però stona, secondo i dem, è che sulla stampa sono già usciti i nomi dei prescelti, “tra cui due consiglieri eletti (Giacomo Gelmi e Silvia Fabbri, ndr) con numerose preferenze che hanno ‘inspiegabilmente’ rassegnato le dimissioni all’indomani della nomina, oltre a parenti e amici. Crediamo sia legittimo dubitare della effettiva ‘trasparenza’ dei criteri legati ad esperienza e merito dei candidati”. Contano però “di essere smentiti dai fatti”.

Infine, “quanto alle ‘indicazioni’ che il Sindaco prima poi si degnerà di comunicare ai nominati e al Consiglio comunale, ci limitiamo qui ad auspicare che le importanti risorse di cui dispongono oggi le partecipate (patrimonio netto e utili di esercizio) non vengano ‘drenate’ dall’amministrazione comunale per finanziare eventi che nulla hanno a che fare con la mission istituzionale ben delineata nella loro ‘Carta dei Servizi’ e utilizzate per produrre ‘consenso’ invece che sviluppo e miglioramento della qualità dei servizi pubblici locali”.

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