Politica
5 Agosto 2024
Intervento di Barbara Diolaiti, ex consigliera dei Verdi ed esponente storica dell'ambientalismo ferrarese, sull'ultima seduta del Consiglio comunale

Quando il buongiorno si vede dal mattino

di Redazione | 2 min

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di Barbara Diolaiti*

Tre scelte della maggioranza mi hanno colpita lunedì scorso, 29 luglio, durante la terza seduta della nuova consiliatura, l’ultima prima della chiusura estiva.

Il Presidente del Consiglio Comunale, FDI ma eletto da tutti i gruppi, annuncia gli interventi delle consigliere definendole “consiglieri” al maschile con un’ostinazione granitica, nemmeno scalfita dal sommesso richiamo di una delle interessate. Forse capirebbe se si iniziasse a chiamarlo “Signora Presidente”. Forse.

Seconda scelta per me sconcertante: a fronte della presenza in aula di tutta la minoranza (a parte una consigliera assente), la maggioranza era solo in parte in aula e in altra parte collegata da remoto, così come un pezzo di Giunta. Il Regolamento, modificato a causa dell’epidemia di Covid, certo lo consente, ma quella fase è per fortuna superata e, credo, la modalità “a distanza” andrebbe ridotta il più possibile o, quanto meno, si dovrebbe prevedere l’obbligo di attivazione della telecamera, per capire se consiglieri e consigliere (che, per altro, percepiscono un gettone di presenza) ci sono o se arrivano, sempre oscurati/e, solo per votare. Il Consiglio Comunale è il principale luogo di confronto e di assunzione di decisioni fondamentali per il bene della città. È difficile confrontarsi senza essere lì davvero.

Terza questione, particolarmente importante: lunedì il Consiglio Comunale ha approvato (favorevole la maggioranza, astenuto il Movimento 5Stelle, contrari i gruppi La Comune di Ferrara, PD, Civica Anselmo) la delibera di indirizzo per le nomine da parte del Sindaco dei vertici delle Partecipate. Nella delibera c’è scritto che chi verrà nominato dovrà agire nel rispetto delle linee di mandato del Sindaco. Ma quel documento non è stato ancora presentato al Consiglio nonostante lo Statuto ne preveda l’illustrazione entro 20 giorni dall’insediamento del Consiglio stesso (avvenuto il 10 giugno) e nonostante le reiterate richieste in tal senso delle minoranze, alle quali l’Amministrazione ha risposto con tecnicistiche arrampicate sugli specchi.

Insomma, una situazione surreale. Ciò che non comprendo è perché il Sindaco di Ferrara non abbia ancora spiegato al Consiglio, cioè ai e alle rappresentanti delle elettrici e degli elettori, cosa intende fare nei prossimi cinque anni. Non mi sembra cosa tanto complicata. Tutti gli altri Sindaci dell’Emilia Romagna, escluso Forlì, l’hanno fatto da tempo. A Ferrara accadrà solo a settembre, tre mesi dopo l’insediamento del Consiglio.

La mancanza di rispetto nei confronti di questa fondamentale Istituzione – e quindi della città e di chi la abita – è l’elemento che, secondo me, lega tutte e tre queste scelte, apparentemente diverse.

*Ex consigliera dei Verdi ed esponente storica dell’ambientalismo ferrarese

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