Politica
29 Luglio 2024
Per il Responsabile programma e sviluppo della segreteria provinciale del Pd MInarelli non dovrebbe dimettersi ma rimettere il suo mandato nelle mani dell'assemblea provinciale

Marangoni risponde a Sasso. “A Ferrara sconfitta strategica”

di Redazione | 5 min

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di Luciano Marangoni*

Nel suo intervento di venerdì 26 luglio su Estense.com Giorgio Scalabrino Sasso affronta il tema dalla sconfitta del Pd nella tornata elettorale delle amministrative a Ferrara e a livello provinciale affermando anche, nell’ambito dell’esame della sconfitta e dopo le dimissioni del segretario comunale Talmelli che anche quello provinciale, Minarelli, dovrebbe rassegnare le dimissioni.

Non condivido gli argomenti di Scalabrino Sasso, principalmente per queste ragioni:

La sconfitta del Centro Sinistra (Cs) e del Pd nel comune di Ferrara non è un incidente su un percorso positivo e ben avviato, ma è una sconfitta strategica; non solamente per le proporzioni ben peggiori di quella già subita nel 2019, ma proprio perché consegue dalla strategia sbagliata e perdente adottata dal Pd e dal Cs e della quale lo stesso Giorgio Sasso è stato tra i principali sostenitori. 

Avere scambiato il cosiddetto Tavolo delle Opposizioni e poi dell’Alternativa, ovvero una sorta di conglomerato elettorale tra sigle che richiamano piccoli gruppi di attivisti civici o movimenti politici scarsamente incidenti nella società ferrarese, come un fronte compatto e largamente rappresentativo dei problemi e dei bisogni dei cittadini e della società economica e civile ferrarese è alla radice di questa sconfitta. E lo è per alcuni motivi, perfino banali: 

– in primo luogo il Pd ha rinunciato a parlare direttamente all’elettorato con proprie proposte e visione della città e del suo territorio e con iniziative che evidenziassero identità e progetti forti di cambiamento e sviluppo di Ferrara;

– poi l’impegno profuso nel tentare di mantenere coeso questo coacervo di sigle ha comportato un dispendio di tempo e energie che avrebbe dovuto essere meglio speso nel conoscere i bisogni della gente che abita in città e nelle 40 frazioni del comune (anziani, giovani studenti e lavoratori precari, artigiani, commercianti marginali, ecc.);

– segnale chiaro di tale mancanza di identità programmatica del CS a Ferrara è stata la elaborazione di un “programma elettorale” di 48 pagine illeggibile e incomunicabile.

Per essere ancora più chiaro ed esplicito voglio citare proprio una iniziativa che secondo Scalabrino Sasso ha evidenziato il valore aggiunto del conglomerato elettorale: la lotta congiunta contro il progetto “Feris”. In effetti tale progetto è stato bloccato (o forse solo sospeso) ma con quali risultati? Nei seggi elettorali delle zone urbane maggiormente interessate dalla apposizione al progetto Feris il Pd ha raccolto la scarsa adesione elettorale che ha mediamente raccolto in città.

Avere cavalcato la tigre dell’opposizione per tenere “tutti insieme” non solo non ha portato voti in più ma ha avuto impatti reali che andrebbero valutati seriamente: ha impedito l’insediamento a Ferrara di una insegna commerciale (si è a lungo vociferato che potesse trattarsi di Esselunga) che avrebbe potuto contribuire all’innalzamento dello standard di offerta commerciale e che invece, esclusa, ha messo al riparo le insegne già insediate su piazza da una concorrenza davvero pericolosa. Così come avere stoppato la trasformazione urbanistica della Caserma di Cisterna del Follo ha forse impedito una speculazione immobiliare, che però avrebbe contribuito a incrementare i valori immobiliari di quella zona della città e ridotto il fabbisogno importante di posti letto per gli studenti di UniFe e ha sicuramente avvantaggiato il diffuso (e opaco) mercato degli affitti di stanze e posti letto a prezzi tutt’altro che calmierati.

Dice Scalabrino Sasso che per ripartire occorre incontrare i cittadini e le forze sociali: verissimo, ma Giorgio Sasso sa benissimo (se non altro perché ha partecipato a quasi tutti insieme al sottoscritto che li ha organizzati e gestiti) che tali incontri sono stati realizzati proprio immediatamente prima dell’avvio della campagna elettorale e hanno generato davvero un gande quantità di suggerimenti e di proposte di lavoro anche per il Pd e sa anche che dai verbali di tali 18 incontri con associazioni imprenditoriali, sindacati, stakeholder istituzionali come Cciaa e UniFe è stata tratta una prima proposta di programma di sviluppo per Ferrara e provincia: tutto questo lavoro di confronto e elaborazione del Pd è finito nel fondo del proverbiale cassetto, sacrificato alla necessità di tenere unito il conglomerato elettorale.

Veniamo al tema delle dimissioni di Talmelli (davvero San Sebastialo?) e delle sperate (da Sasso) dimissioni di Minarelli.

Le ragioni per le quali io ho ritenuto doverose e ho approvato le dimissioni di Talmelli non sono tanto il franco riconoscimento delle dimensioni della sconfitta (e ci mancherebbe che qualcuno asserisse il contrario) quanto il fatto che il segretario comunale uscente non ha offerto nessuna analisi politica delle ragioni strutturali di tale sconfitta, non ha proposto nessuna ipotesi di cambio di direzione e o di passo e non ha indicato (ben sapendo che le proprie dimissioni e a catena quelle della segreteria comunale avrebbero creato un pericoloso vuoto di responsabilità) alcun meccanismo politico per il percorso di uscita dalle difficoltà e la ricostituzione di un gruppo dirigente capace e stimato.

Minarelli è il segretario di un partito che ha perso oltre che a Ferrara in numerosi comuni della provincia, sia pure per ragioni differenti, con esiti meno devastanti e con misure assai più ridotte.

Io penso che il segretario provinciale farebbe bene a mettere il proprio mandato a disposizione della Direzione provinciale, convocata per i prossimi giorni. Accettare o meno tale offerta alla rinuncia del mandato dovrebbe essere a mio avviso il risultato di un attento ascolto delle ragioni della sconfitta che il segretario provinciale certamente non eviterà, della riflessione sulle proposte di rilancio e riconfigurazione strategica e organizzativa del Pd che gli compete enunciare e della proposta di un percorso di messa in sicurezza del partito qualora la Direzione provinciale dovesse accettarne comunque le dimissioni.

*Responsabile programma e sviluppo della segreteria provinciale del Pd

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