Poggio Renatico. Un cambio di paradigma importante nel soccorso aereo: se fino ad ora il portatore di disabilità era stato assimilato a un ferito, questo approccio è destinato a tramontare. Era forse inusuale per gli addetti ai lavori pensare al disabile non motorio quale destinatario di un intervento di salvataggio, ma si tratta di possibilità che non solo devono essere prese in considerazione, ma che soprattutto necessitano di un approccio specifico, tanto nell’ambito della comunicazione che in quello dei comportamenti da adottare in emergenza.
Per questo motivo, con la Tavola Rotonda organizzata dal Coa di Poggio Renatico e dal Servizio Sanitario dell’Aeronautica Militare, si è voluto iniziare a tracciare una rotta nella direzione di una maggiore consapevolezza (in primis degli operatori stessi del soccorso aereo), e in secondo luogo di una maggiore condivisione sull’argomento, favorendo il coinvolgimento di altri soggetti e realtà operanti nel settore della cura della persona/paziente disabile non motorio.
Ciò ha evidenziato la capacità del Coa di raccogliere energie positive attorno a un argomento attuale di grande responsabilità sociale, che mette tutti d’accordo fornendo “uno strumento in più, per salvare una vita in più”. Motori dell’iniziativa sono stati il Rescue Coordination Centre (Rcc) del Comando Operazioni Aerospaziali e il Centro di Psicologia del Servizio Sanitario dell’Aeronautica Militare, che hanno avuto il merito di avanzare una prima proposta di accorgimenti mirati, con lo scopo di prevedere un focus particolare all’interno dell’addestramento degli aerosoccorritori dell’Aeronautica Militare.
Una serie di elementi pratici e di riflessioni teoriche che sono stati messi a disposizione del dibattito e che si cercherà di inserire in un meccanismo virtuoso di miglioramento continuo che interessi i soggetti più fragili, portatori di quelle disabilità “invisibili”, e i loro caregiver.
L’impegno assunto è quello di partire da queste indicazioni operative (su come avvicinarsi, comunicare, creare fiducia, mettere in sicurezza un individuo con disabilità sensoriali, cognitive, psicologiche, psichiatriche, neuropsichiatriche e disturbo dello spettro autistico) ed implementare moduli di addestramento dedicati per chi è chiamato ad effettuare i soccorsi. Non solo, ma si è deciso di inserire nelle esercitazioni di settore anche degli scenari che simulino il soccorso a persone con tali tipi di disabilità.
La partecipazione all’evento è stata particolarmente qualificata: non solo personale militare legato al mondo del Sar (acronimo di Search and Rescue, cioè ricerca e soccorso), ma anche professionisti ed operatori del settore sanitario e del volontariato. Insieme ad essi, rappresentanti dei Vigili del Fuoco, della sanità pubblica, della Croce Rossa Italiana, del Cnr, dell’Università di Pisa e del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas). Moltissimi gli interlocutori che hanno mostrato la volontà di fornire il proprio contributo affinché queste best practice siano utilizzabili da tutti gli operatori del soccorso.
Il saluto di apertura dei lavori è stato effettuato dal Generale di Squadra Aerea Claudio Gabellini, comandante del Coa, mentre hanno preso parte all’evento anche il Generale Ispettore Fabio Morgagni, capo del Servizio Sanitario dell’Aeronautica Militare, e il capo del Centro di Psicologia, Colonnello Federico Fioravanti. Nell’occasione è stata sottolineata la professionalità e la passione dei medici e degli psicologi dell’Aeronautica Militare, impegnati a 360 gradi a tutela della salute dei colleghi e di tutta la collettività. Sono stati loro a fornire il “kit” di indicazioni operative alla platea.
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