Politica
15 Luglio 2024
Come il partito, una volta di sinistra, è riuscito a perdere con allegria più delle metà dei suoi sostenitori

I sette piani del Pd

di Marco Zavagli | 5 min

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Oggi vi presento un signore. Si chiama Giuseppe Corte. No, non Conte. Quello è il simbolo dello sfacelo del Movimento 5 Stelle. Questo è Corte. Con la erre. Ed è il simbolo dello sfacelo del Partito democratico di Ferrara.

Giuseppe Corte è il protagonista di uno dei più belli e inquietanti racconti di Dino Buzzati: Sette piani.

Il signor Corte si fa ricoverare per una leggera febbriciattola in una casa di cura. La struttura è disposta su sette piani. Su ognuno di essi i malati vengono distribuiti a seconda della gravità del male di cui soffrono. Il settimo, cioè l’ultimo, è per le forme leggerissime. Il sesto è destinato ai malati non gravi ma neppure da trascurare. Al quinto si curano già affezioni serie e così di seguito, fino all’ultimo, “quelli per cui è inutile sperare”.

Giuseppe Corte entra al settimo piano. La cartella clinica riporta come data del ricovero 7 giugno 2009. È il giorno in cui Ferrara inizia a scoprire i primi sintomi della patologia dell’astensionismo. Il signor Corte si vede trasferito al sesto piano. Un semplice spostamento di letti, gli dicono per tranquillizzarlo. Da allora, di scusa in scusa, il signor Corte inizia l’inesorabile decorso verso il baratro.

Come stava prima il signor Corte? I battiti del polso lo davano in ottima salute. Tanto che alle elezioni comunali del 23 aprile 1995 gli esami clinici parlano di 108.989 votanti, pari all’88,94% degli aventi diritto. Allora il signor Corte aveva valori nel sangue molto positivi, come le 40.836 persone che misero la crocetta sul Pds (il 42,46%) e i 10.559 (10,98%) che la misero sul centrosinistra cattolico che candidava allora a sindaco Dario Franceschini (allora ancora non si conoscevano le alchimie da cerusico che porteranno alla fusione genetica tra le due grandi famiglie politiche del Novecento). La barra degli esami elettorali era decisamente spostata a sinistra. E i risultati erano lusinghieri.

Cinque anni dopo, alle comunali del 13 giugno 1999 (finiva l’era Soffritti e iniziava quella di Sateriale), i medici potevano ancora essere a ragion veduta ottimisti. I votanti furono 97.908 (l’81,89%). I gruppi sanguigni principali del signor Corte contenevano i valori del 37,57% dei Ds (Democratici di sinistra), votati da 30.830 elettori, e ilo 4,07% del Ppi (337 voti). Il concetto di sinistra era ancor ben presente alla robusta e sana costituzione del signor Corte.

Il 12 giugno 2004, tornata che riconfermerà Sateriale, si recano alle urne 94.986 persone, pari all’81,52% degli aventi diritto. Sono già tremila in meno, ma nell’insieme prospettico del paziente vengono a malapena percepiti.

I Ds conquistano 26.551 voti, il 32,03% del totale. Il centrosinistra cattolico 7366 voti, pari all’8,89%.

I sintomi più preoccupanti emergono alle comunali del 7 giugno 2009. I votanti sono 88.616 (77,68%), quasi diecimila in meno rispetto a dieci anni prima: il virus dell’astensionismo miete mille vittime all’anno. Il camice del paziente è quello del Pd, che fa suoi 30.492 voti (il 37,63%).

Il 25 maggio 2014 ecco un’altra discesa di piano. I votanti sono 77.220 (il 69,68%). Il Pd resiste ancora grazie ai globuli bianchi di 34.464 voti (il 46,89%).

Nel frattempo si accavallano le voci degli specialisti. Nessuno sembra essersi accorto della malattia del signor Corte. Ecco un piccolo campione delle consulenze mediche finite sul tavolo: “l’affluenza non può essere il parametro se le cose vanno bene o vanno male perché in molti paesi si fa peggio”. “È un fenomeno che preoccupa e cercheremo di capire dove si annidino le cause attraverso un’attenta riflessione. Il Pd vuole dare dignità alla politica ed è nato per questo”. E ancora: “è un problema che va affrontato sapendo che si è persa un po’ di fiducia, ma abbiamo di fronte cinque anni nei quali fare di tutto per recuperarla”. Quest’ultima frase è datata 2014.

Si arriva quasi ai giorni nostri. Ma prima c’è il fenomeno Lega. Che vince con Alan Fabbri. A votare vanno 77.589 persone, il 71,50% del totale. Per la prima volta si assiste a un aumento dell’affluenza. Ma tutta a sfavore del centrosinistra. Il Pd ne esce con le ossa rotte e il signor Corte inizia a pensare al trasferimento in ortopedia: 15.586 voti, pari al 21,82%.

L’ultima fase è quella dei giorni nostri. Il Pd prende 15.418 voti (il 22,51%). Siamo all’ultimo piano.

Eppure, oggi come allora, si sente qualche specialista che dice che non serve cambiare rotta e che si consola con il fatto che i dem rimangano il primo partito.

Qualcuno vorrebbe dare pure la colpa al compagno di corsia Anselmo, che nella clinica dei dolori non c’è neppure entrato, avendo fatto la sua parte in soli tre mesi di tempo.

Ma il signor Corte è fatto così. Nonostante il suo lettino sia precipitato fino all’ultimo piano disponibile continua a ostentare ottimismo. E parla di personalità (come Fabbri) capaci di catalizzare consensi ben oltre le capacità dei partiti di riferimento.

Qui dall’ortopedia il signor Corte finisce diritto in psichiatria. Anche considerando la vittoria di Fabbri, non si può non notare che i 40.921 voti su cui ha potuto contare sono meno dei 41.205 che hanno permesso a Tagliani di vincere nel 2014 e quasi diecimila in meno dei 49.161 voti che elessero Sateriale nel 2004. Il quale cinque anni prima venne eletto sindaco per la prima volta addirittura con 50.046 voti.

Non servono bugiardini per capire che chi non va più a votare sono gli elettori di sinistra. Se nel ’95 erano 40mila (senza contare la sinistra che qualcuno definisce ‘radicale’), oggi sono meno della metà.

A questo aggiungiamo l’enorme differenza tra le preferenze dem alle europee, dove ha preso il 29,35%, e il fatto che in cinque anni di opposizione il Pd è riuscito a passare dai 15.586 voti delle amministrative del 2014 agli attuali 15.418: 168 voti in meno. Li si giustificherà con il Covid forse.

Di fronte a tutti questi sintomi siamo certi che il signor Corte continuerà a rigirarsi sul lettino, impaziente di vedere qualche medico o infermiere che lo riporti ai piani alti. Ma intanto non si accorge che “le persiane scorrevoli, obbedienti a un misterioso comando, scendono lentamente, chiudendo il passo alla luce”.

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