Si chiama “Impatto delle diete prive di frumento e a base di cereali antichi su sintomi, qualità della vita e infiammazione nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile (Impact of wheat-free and ancient grain-based diets on symptoms, quality of life and inflammation in patients with Irritable Bowel Syndrome)” ed è uno dei sette progetti finanziati al team di ricerca dell’Azienda Ospedaliero–Universitaria di Ferrara attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nell’ambito della ricerca biomedica. Il tutto per un importo complessivo di 6 milioni e 200 mila euro.
Questo studio è stato finanziato con 850mila euro. Il “Principal Investigator” (PI) e Co-PI sono, rispettivamente, il professor Roberto De Giorgio, direttore del Programma di Gastroenterologia presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e il professor Giacomo Caio (direttore Centro Provinciale per la Diagnosi ed il Follow-Up della Malattia celiaca e patologie glutine-relate) entrambi afferenti al Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna dell’Università degli Studi di Ferrara e al Dipartimento di Medicina Specialista dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara.
Lo studio si pome l’obiettivo di valutare la migliorare digeribilità del glutine contenuto in una particolare tipologia di grano, il Perciasacchi, che mostra delle caratteristiche organolettiche di alta tollerabilità.
Tale progetto è rilevante perché i cosiddetti “disturbi funzionale dell’apparato digerente” sono molto comuni nella popolazione generale. Si stima che circa un 40% delle persone soffra di “mal di pancia”, “gonfiore”, “distensione addominale” e disturbi dell’alvo, ossia una vera e propria irregolarità della funzione intestinale (incontinenza, diarrea, stipsi, ecc). Nell’insieme tutti questi sintomi realizzano quello che viene definito “sindrome di intestino irritabile” o “colon irritabile” o, più semplicemente ancora, quello che un tempo veniva definito “colite” nell’accezione popolare. Queste patologie sono definite funzionali perché hanno un’origine totalmente legata ad un’alterata funzione dell’intestino e dunque non legata ad una patologia organica.
“Questa nostra ricerca – mette in evidenza il professor De Giorgio – che è stata finanziata dal Ministero della Sanità nell’ambito del Pnrr, è volta proprio a studiare quanto modificazioni semplici della dieta possano migliorare la sintomatologia dei pazienti con i disturbi sopra citati. Lo studio viene effettuato attraverso un “trial clinico” in cui, in cieco, i ricercatori somministriamo una dose di una farina tradizionale oppure una dose di una farina Perciasacchi, derivanti da un grano antico, di origine della terra di Sicilia, che mostra maggiore tollerabilità. Per questo ci avvarremo della collaborazione dei colleghi di Palermo”.
“Noi vorremmo definire se, appunto, questo grano – prosegue il professionista – è in grado di poter migliorare la sintomatologia dei pazienti. Lo studio prevede il coinvolgimento di un numero piuttosto consistente di pazienti che vengono arruolati, sia dal territorio ferrarese che da quello siciliano, in una perfetta collaborazione tra nord e sud, come prevede il Pnrr”.
“Questa ricerca – termina il professor De Giorgio – si pone anche l’obiettivo di trovare una soluzione semplice, poco costosa e assolutamente alla portata di ogni paziente, per cercare di far sì che il loro “star male” possa essere in qualche modo migliorabile con semplici modifiche assolutamente aderenti alla dieta mediterranea, patrimonio mondiale della salute”.
La farina viene somministrata ai pazienti coinvolti nello studio insegnando loro a preparare delle piccole tortine (o dei panini) con 80 grammi di questa farina, attraverso un processo di panificazione uguale a quello utilizzato per tutte le altre farine.
“La farina derivata dall’antico grano Perciasacchi – commenta il professor Caio – contiene un tipo di glutine con caratteristiche diverse rispetto a quello dei grani moderni in termini di tollerabilità da parte sia del sistema immunitario che dell’intestino. Vogliamo andare a verificare se la sua introduzione nella dieta, al posto dei grani abitualmente consumati, possa ridurre l’infiammazione a livello intestinale e quindi portare ad una riduzione dei sintomi per i pazienti che soffrono di intestino irritabile. Ringraziamo i Colleghi di Palermo che ci accompagneranno in questo importante studio.”
Il team collaborativo di Palermo sarà costituito dal professor Pasquale Mansueto (Policlinico Giaccone di Palermo), dal professor Antonio Carroccio e dal professor Aurelio Seidita (Ospedali Riuniti “Villa Sofia – Cervello” di Palermo).
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