Attualità
11 Luglio 2024
Il neo presidente Falciano: "Situazioni aberranti e intollerabili a pochi passi dal centro della città. I responsabili degli scarichi devono pagare"

Inquinamento Volano e canali ferraresi, l’Upe denuncia: “Applicare le sanzioni”

di Redazione | 3 min

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Marco Falciano, neo presidente di Upe-Unione Pescatori Estensi, associazione di tutela ambientale affiliata a Fipsas, da quasi un decennio cerca di portare all’attenzione della collettività il sottovalutato problema dell’inquinamento delle acque interne. Un tema divenuto di stretta attualità dopo le analisi effettuate da Legambiente che hanno “certificato” il grave stato di inquinamento di alcuni dei corsi d’acqua del territorio ferrarese, dal Po di Volano al canale Gramicia.

“Puntando i riflettori sui canali ferraresi, in questi anni – spiega Falciano – abbiamo assistito a ogni sorta di degrado ambientale, dalla schiuma del canale Gramicia al canale Boicelli che ha raggiunto i 43°C nel 2016 a causa di uno scarico rovente proveniente dal polo chimico, peraltro mai perseguito dagli enti di controllo dell’epoca, dalla marcescenza del fondale del Po di Volano riscontrata nel 2022 allo scarico fognario deliberato che da via Bologna ha inquinato il medesimo corso d’acqua nel 2023. Si tratta di situazioni aberranti, intollerabili, che avvengono a pochi passi dal centro città, nella generale tolleranza degli enti di controllo che tentennano nel fare le analisi e applicando, quasi mai, qualche blanda sanzione amministrativa”.

“Avendo partecipato a progetti di Citizen Science – prosegue Falciano – da conoscitori dei fiumi abbiamo aderito al progetto di Legambiente Emilia-Romagna denominato Controcorrente, per effettuare campioni e analisi delle acque al fine di valutarne la qualità. Tra i corsi d’acqua oggetto di indagine figurano: il canale di Pontegradella, lo scolo San Rocco di via Caretti, il Canale Gramicia e il Po di Volano. Tutti i corpi idrici presentano valori nettamente fuori limite per le acque di balneazione, potabili e idonee alla vita dei pesci, relativi a nitrati, fosfati, coliformi fecali, glifosato e ossigeno disciolto, ma ciò che desta maggior preoccupazione è il dato relativo agli Escherichia Coli misurati nel canale Pontegradella, che segna un valore di  6900 UFC/100 ml, e quelli del Po di Volano in corrispondenza dello scarico di via Caldirolo, con valore addirittura di 7300 UFC/100ml, presumibilmente oltre i limiti concessi dalle rispettive autorizzazioni allo scarico della rete fognaria e certamente superiori rispetto al limite di legge indicato nella Tabella 3 Allegato 5 alla parte Terza del Testo Unico dell’Ambiente, pari a 5000 UFC/100 ml allo scarico”.

Come riferisce inoltre il presidente dellUpe, “lo sforamento dei valori limite di emissione in acque superficiali e, in particolare, la massiccia presenza di batteri fecali indicano, senza ombra di dubbio, che le acque reflue urbane non subiscono un trattamento appropriato e non siano, perciò, adeguatamente depurate prima di essere scaricate nei corpi idrici ricettori. In tal modo si vanifica il perseguimento degli obiettivi di qualità delle acque che, contrariamente a quanto avviene, dovrebbero avere particolare rilievo nel nostro territorio, già classificato come area ad alta vulnerabilità nitrati, le cui acque inquinate sono utilizzate per irrigare i campi, i cui prodotti alimentari arrivano poi sulla tavola dei consumatori”.

“L’acqua inquinata dei canali è pericolosa anche per la salute umana, e può perfino uccidere – avverte Falciano -. Riporto in tal senso i fatti, noti alla cronaca, avvenuti rispettivamente a Reggio Emilia nel 2018 ove un ragazzo di 21 anni è morto per aver ingerito acqua contaminata da batteri fecali, e nel 2020 a Ferrara, nell’abitato di Pontegradella, dove un uomo di 72 anni, dopo aver ingerito accidentalmente l’acqua del canale, ha perso la vita”. “Non potendo continuare a tollerare l’inquinamento dei nostri fiumi e canali, rappresentando lo stesso un pericolo per l’ambiente e la salute – conclude – l’Upe provvederà a denunciare i fatti alle forze dell’ordine competenti, chiedendo che venga applicata la sanzione pecuniaria da 1.500 a 15.000 euro nei confronti del gestore, o del proprietario di quegli scarichi di acque reflue che non osservano le prescrizioni indicate nel provvedimento autorizzativo, ex art. 133 del Testo Unico dell’Ambiente”.

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