L’amministrazione Fabbri s’è impegnata in un esperimento innovativo, imponendo un punto fermo nell’allestimento del divertimento pubblico ferrarese: la produzione del RUMORE, rozza congerie impossibile da elevare a spartito nelle civiltà avanzate.
Dato il TRASH imperante, hanno scelto il momento giusto, vedi tutte le superfici dell’arredo urbano deturpate da decerebrati sempre all’opera, o la passione collettiva per i pantaloni strappati, o le ostentate ferraglie infilzate su visi-ombelichi-nasi-lingue, o le epidermidi ipertatuate come quelle degli sciamani del Borneo. Ancora non si vedono esibizioni di koteke (astucci penici), i tempi però sono maturi per questo accrescimento socioculturale.
Ma, con il trash già dilagato dove starebbe l’innovazione?
Sta nell’incrementare la produzione continua del rumore serale e notturno in aree abitate, a livelli ossessivi di saturazione tali da rendere riposante, al confronto, i 110 dB di un martello pneumatico; e, in piena coerenza trash, ignorare leggi e proteste dei sudditi invocanti arcaiche pretese come l’osservanza della quiete pubblica.
Poi, grazie allo stordimento complessivo, nell’uniformare al trash lo standard di vita di una Ferrara sfrondata dal superfluo (biblioteche, industrie, attività produttive, scuole diverse dai diplomifici) ma accresciuta da una marea di tavolini da bar per stimolare lo spaccio alcolico tanto attraente ai buzzurri. Una precisa scelta di nicchia, insomma.
Va precisato che l’amministrazione non s’è limitata al solito “armiamoci e partite”, anzi, ha esordito in stile demenzial-trash scegliendo la Darsena per collocare piste skateboard, grandi casse acustiche, ritrovi per masse schiamazzanti tutta la notte. Favorita dalla propagazione del suono che viaggia a 340 m/sec e dalle pareti della guida d’onda del Burana (che sono i condomini di via Mulinetto e via Darsena distanti fra loro 160 m), ottiene dallo sfasamento degli echi riflessi per ore e ore fra le due sponde una potente cacofonia ambientale capace di rimbecillire i presenti.
È proprio quello che ogni sindaco moderno desidera!
Paolo Giardini