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Con l’avvicinarsi delle festività, ha fatto alzare più di un sopracciglio la comparsa, in alcune edicole del territorio, dei calendari dedicati a Mussolini
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Quel giorno, il 24 settembre 2020, Augustine Aigbovo, 43enne originario del Gambia, venne travolto e schiacciato tra due veicoli mentre stava lavorando lungo la Superstrada, all’altezza del chilometro 6, tra le uscite di Cona e via Ravenna, in direzione di Ferrara Sud.
L’operaio addetto alla segnaletica orizzontale, dipendente della Cims di Castel Guelfo di Bologna, stava lavorando sulla carreggiata per segnalare la presenza di un cantiere.
Improvvisamente era sopraggiunta una Fiat Panda che aveva tamponato il furgone usato per allertare gli automobilisti dei lavori in corso, che si trovava fermo lungo la corsia di marcia ordinaria. Il 43enne si trovava lì vicino ed è stato investito.
Augustine morì sul colpo, lasciando all’improvviso moglie e figlio piccolo. Per quel fatto il conducente dell’automobile ha patteggiato.
Operaio muore travolto in un incidente in Superstrada
Ora a processo per omicidio colposo ci sono tre persone: il 58enne Gabriele Pezzi, direttore tecnico della Cims, azienda bolognese che operava per conto della Sud Segnal-Traffic System Srl, società pugliese che aveva preso i lavori in appalto da Anas e di cui fanno parte il 71enne Donato Papa e il 57enne Giovanni Papa, anche loro a processo.
Ieri in aula il pm Andrea Maggioni si è concentrato sull’assenza di segnaletica e sul fatto che la vittima stesse probabilmente andando a recuperare la bandierina arancione per segnalare il pericolo dato dai lavori in corso. Sull’altra rampa, infatti, come ha confermato il conducente in udienza, “è pacifico che il mezzo che arriva proveniente dalla direzione mare, prima della curva, vede un cartello che segnala la presenza di lavori”.
Il consulente di parte, Giuseppe Gadaleta, fa presente che “l’impresa, che ha avuto in consegna i lavori, si è attenuta scrupolosamente a quanto prescritto da Anas (ente gestore della strada, ndr) per quanto riguarda l’impostazione del cantiere, tanto che nemmeno la Polizia locale ha avuto nulla da eccepire”.
Viene quindi il momento dell’esame degli imputati davanti al giudice Carlotta Franceschetti. Gabriele Pezzi ricorda il momento in cui è arrivato sul luogo della tragedia: “ho trovato il corpo del povero Augustin. Perché si trovasse lì non lo so”.
Pezzi afferma che nella riunione con i lavoratori era stata data indicazione di seguire il piano operativo e che i cartelli in quella rampa di ingresso “non erano obbligatori, anche se noi avevamo detto di metterli per offrire ulteriore sicurezza”.
Il processo riprenderà dopo l’estate con la discussione e le richieste delle parti.
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