Cronaca
27 Giugno 2024
Il pm Luca Venturi aveva chiesto il rinvio a giudizio del medico di guardia Mauro Righi, accusandolo di omicidio colposo. Il gup del tribunale di Bologna lo ha però prosciolto

Precipitò dalla finestra dell’ospedale. Parola fine sul caso Riberti

Leonardo Riberti
di Davide Soattin | 3 min

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Si chiude, almeno sul piano penale, il processo per la morte di Leonardo Riberti, il 21enne ferrarese che perse tragicamente la vita il 21 giugno 2022 dopo aver scavalcato una finestra dell’ospedale Maggiore di Bologna, mentre si trovava in stato confusionale, precipitando nel vuoto.

Mercoledì (26 giugno) infatti, in tribunale a Bologna, il gup Alberto Ziroldi ha prosciolto il dottore Mauro Righi, il 64enne medico che era di guardia nel reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale felsineo durante la nottata in cui avvenne la tragedia, dichiarando il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato.

La decisione arriva dopo che, in precedenza, a seguito dell’imputazione coatta ordinata dal gip del tribunale di Bologna, il pm Luca Venturi aveva chiesto il rinvio a giudizio del medico, accusandolo di omicidio colposo.

Secondo l’accusa, infatti, Righi non aveva “posto adeguate cautele per prevenire ed evitare che il paziente scompensato ponesse in essere comportamenti pericolosi e lesivi verso se stesso” e per “negligenza, imprudenza e imperizia” avrebbe cagionato la morte di Leonardo Riberti, che era arrivato al Maggiore dal Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Uo Psichiatria Universitaria di Ferrara per sottoporsi a un intervento di rimozione dall’esofago di un disco di plastica rigida largo circa tre centimetri che il giovane aveva ingerito.

Il gup felsineo però non è stato dello stesso avviso, mettendo la parola fine sulla vicenda.

Il proscioglimento del medico arriva dopo quello della dottoressa ferrarese Giulia Maria Nanni, responsabile del servizio Diagnosi e Cura della Psichiatria Universitaria di Ferrara, e l’archiviazione dell’infermiera bolognese Annarosa Guidoreni da parte del gip Maria Cristina Sarli.

“Mio figlio Leo – scrive Davide Riberti, padre di Leonardo – è morto il 21 giugno 2022 volando dal tetto dell’ospedale Maggiore di Bologna mentre si trovava in stato confusionale. Aveva subito un intervento chirurgico in Orl. Si risvegliò molto prima del previsto dall’anestesia. Venne fermato da due addetti alla sicurezza dell’ospedale mentre stava guadagnando l’uscita seminudo, in camice operatorio e flebo. Era confuso. Docile tranquillo ma in stato confusionale. In reparto non si erano accorti della sua assenza. Andarono a riprenderselo per riportarlo a letto. Provarono a chiamare lo psichiatra ma non c’era. Dicono che fecero allora chiudere tutto il reparto e diedero disposizione di sorvegliarlo a vista. Dicono. Fatto sta che tre ore dopo, Il mio povero figlio si trovò a vagare, sperso, per i tetti dell’ospedale. Cadde da 15 metri e morì. Così ho perso mio figlio“.

“«Bologna non processerà mai i medici del Maggiore» mi disse poi un cronista. Un giudice dell’ufficio gip di Bologna – prosegue il genitore – ha ordinato un imputazione coatta per un medico di quell’ospedale respingendo la richiesta di archiviazione della Procura. Un altro giudice ha prosciolto lo stesso medico per la stessa imputazione .Lo ha fatto respingendo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura. Due facce della stessa medaglia : la morte di Leo Riberti. Non mi viene altro da dire. O meglio, non c’è proprio null’altro da dire. Si tratta solo della morte di Leo. A chi può interessare?“.

 

 

 

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