di Mirko Cavallini*
I fatti di cronaca legati a casi di sfruttamento dei lavoratori agricoli nel territorio di Portomaggiore e non solo e il cosiddetto fenomeno del Caporalato mettono in evidenza un problema che i sindacati denunciano ormai da qualche anno, ovvero ancor prima che il governo varasse la conosciuta legge sul contrasto al caporalato, denominata Legge 199/2016 sollecitata da Uila-Uil unitamente alle altre organizzazioni di rappresentanza del settore agroalimentare che ha portato alla cabina di regia territoriale denominata Sezione Territoriale del Lavoro Agricolo di Qualità.
Il lavoro encomiabile e preciso svolto congiuntamente dalle forze dell’ordine assieme alla Prefettura, che non sono mai sufficientemente ringraziate per il loro impegno, è frutto anche dei numerosi incontri che le organizzazioni sindacali hanno svolto in questi mesi con le istituzioni, l’ispettorato del Lavoro, la direttrice dell’Inps ed il prefetto ai quali va riconosciuta la sensibilità su temi di così grande rilievo per la collettività unitamente al primo accordo su un punto di ascolto raggiunto a Portomaggiore.
Uno degli effetti dell’impegno delle istituzioni sopra citate, insieme ai Comuni e le organizzazioni tutte è la nascita della Sezione Territoriale, in seno alla quale partecipano tutti gli attori del comparto agricolo e l’Agenzia Regionale per il lavoro che ha, tra l’altro, il compito di mettere a disposizione uno strumento che sia in grado di incrociare i fabbisogni occupazionali e permettere l’incrocio della domanda ed offerta di lavoro.
Il vero fulcro di tutta l’iniziativa, oltre al contrasto del lavoro irregolare, è proprio la gestione diretta delle necessità occupazionali aziendali che ad oggi, anche per ragioni poco comprensibili, fatica a prendere piede. Senza questo incrocio tra domanda ed offerta di lavoro c’è un vero vuoto gestionale che spesso viene colmato da società fittizie di intermediazione di manodopera favorite dal bisogno impellente di manodopera.
A questo strumento va aggiunta la contrattazione provinciale che, come noto, garantisce, come vera e propria contrattazione di primo livello, i salari legati alle caratteristiche produttive del territorio ferrarese. Non va infine diminuita l’attenzione sul cambiamento in corso nel settore, non ultimo la riduzione della superficie ettariale della pera Abate o di altre tipologie di frutta, né tantomeno il tema dei fitofarmaci che, per una politica europea miope sulla transizione ecologica nel pur necessario rispetto per l’ambiente, non sono in grado di combattere alcune malattie delle piante da frutto o degli ortaggi con conseguente riduzione di quelle colture che generano ricchezza e, soprattutto, occupazione.
Le manifestazioni degli agricoltori dei mesi passati ne sono un chiaro segnale che dà la misura delle difficoltà del settore pur in un momento di grande richiesta di prodotti e di opportunità economiche che favoriscono i grandi proprietari terrieri a discapito dei piccoli agricoltori.
Il Contratto Provinciale sarà molto sfidante; da un lato dovrà tenere insieme le esigenze della produzione e la corretta retribuzione del lavoro che, in taluni casi, è sempre più professionalizzato e tecnologico. Le richieste economiche presentate in contrattazione tengono conto dell’aumento del costo delle materie prime e del costo della vita in generale per dare risposte ai lavoratori del settore agricolo.
Certa agricoltura ormai si svolge con i droni, certe colture si fanno in serre sofisticate con il metodo idroponico, in certi agriturismi sono presenti figure super specializzate che gestiscono strutture ricettive di lusso, certi allevamenti di specie ittiche si fanno con strumenti molto specifici, fino ad arrivare al vivaismo che si lavora con il camice bianco. Nel contempo però è fondamentale recuperare manodopera oggi difficilmente reperibile per la raccolta classica dei prodotti incrementando l’accesso ai flussi migratori ed aumentando i salari per rendere appetibile il lavoro nel settore soprattutto per i ruoli più specializzati. Sempre meno sono i nostri giovani disposti a lavorare in campagna.
Uno dei temi più urgenti è la gestione diretta dei fabbisogni e, in tal senso, non bastano accordi singoli o una gestione parziale del sistema sia pure con accordi tra parti non maggioritarie del settore.
Tutto il mondo delle associazioni deve partecipare direttamente per non vanificare il lavoro fino a qui svolto o, peggio, per non danneggiarlo.
Il caporalato è un fenomeno di sfruttamento complesso che non si combatte da soli, ma lo si contrasta in seno alla Sezione Territoriale del Lavoro, tutti insieme, mettendo tutto il sistema in rete, sfruttando (questa volta sì) le opportunità che l’Inps offre in seno alla sezione, utilizzando in modo particolare l’Agenzia Regionale del Lavoro per creare un data base unico a cui chiunque possa accedere per candidarsi ad una posizione lavorativa senza passare per intermediari, oppure per offrire lavoro nel caso delle aziende.
E’ necessario inoltre utilizzare le risorse disponibili, magari attingendo al Pnrr con progetti specifici, per creare una forma di trasporto pubblico o cofinanziato per i lavoratori più fragili che non hanno patente e mezzi di trasporto in modo da liberarli dal giogo di chi si fa pagare una percentuale per il trasporto o, peggio ancora, sulla fatica del lavoro. Così, tutti insieme, si combatte l’irregolarità e si porta al centro dell’attenzione un settore così importante per Ferrara.
Il rinnovo del contratto provinciale del Lavoro in fase di rinnovo ha questa visione d’insieme. Si sta potenziando l’Ente Bilaterale che potrà favorire la sicurezza attraverso un servizio di supporto alle aziende in regola che potranno beneficiare di un tecnico professionista addetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro, si stanno individuando forme di sostegno alla formazione continua, si potenziano le integrazioni economiche a favore dei lavoratori in caso di malattia, maternità, ecc.
L’ente bilaterale, unitamente all’Inps e alla sensibilità ai temi del lavoro della sua attuale direttrice, l’attuale prefetto, l’Ispettorato e tutte le associazioni, insieme ad un buon contratto che preveda un corretto aumento retributivo, saranno il motore per una agricoltura di qualità.
* segretario generale Uila-Uil di Ferrara e Rovigo
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