Cimiteri di notizie
Ogni giornalista ucciso è un osservatore della condizione umana in meno. Ogni attacco distorce la realtà creando un clima di paura e autocensura
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Ferrara si aggiunge a Milano, Cremona e Valle d’Aosta come quarta tappa del percorso di sviluppo territoriale di Impresa Cultura Italia – Confcommercio
Male, anzi malissimo, dal nostro punto di vista, l’accordo sindacale dell’azienda ospedaliera ferrarese sulla retribuzione di risultato 2024 dei dirigenti medici, psicologi, farmacisti, biologi, fisici, chimici e delle professioni sanitarie.
Un accordo sbagliato, firmato da tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza ad eccezione della Cgil; un accordo divisivo che penalizza i giovani e che mette in luce un approccio disintegrativo e divisivo tra i professionisti dell’azienda, un passo indietro che non guarda al futuro ma solamente al passato.
È la divisione, infatti, l’elemento di fondo di un accordo sbagliato che mette in contrapposizione tutti contro tutti. L’accordo prevede infatti quote mensili, e di conseguenza annuali nel proprio insieme, differenziate in base all’anzianità e al profilo, prevedendo ad esempio valori esageratamente bassi per i dirigenti medici che hanno meno di 5 anni di anzianità rispetto a coloro che hanno più di 5 anni e senza inoltre ipotizzare nessuna correlazione legata alla responsabilità organizzativa.
Si parla di carenze di giovani medici e di altri professionisti della sanità ma gli accordi vanno nella direzione opposta, scelte che svuotano di contenuto le dichiarazioni sui giovani e sulla necessità di valorizzarli. Noi riteniamo che la contrattazione non possa non tenere conto delle necessità oggettive del sistema, in questo caso quella di essere attrattivi verso i giovani dirigenti, questione che in altre aziende della Regione è chiara e che pertanto rischia di creare flussi di spostamento verso altri territori che hanno fatto scelte diverse.
La seconda divisione è invece legata al profilo di appartenenza che caratterizza ancora una volta la quota complessiva annuale che è differenziata a seconda che si sia medici, farmacisti, psicologi, biologi o dirigenti delle professioni sanitarie, ancora una volta senza nessuna valutazione organizzativa.
È paradossale che sia la sola Cgil a chiedere qualcosa di diverso nel contratto integrativo e punti a mantenere insieme le diverse categorie e generazioni dei professionisti.
Ultima tappa il collegio dei revisori dei conti, l’organismo che al suo interno ha il componente del ministero dell’economia e della finanza che deve validare le intese sindacali. Se diranno di sì avremo materiale per certificare che oggi quelle della politica sul riconoscimento del merito sono parole dietro alle quali non c’è nulla.
Anzi forse meno del nulla.
FP CGIL Dirigenza area sanità
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