Portoverrara. Tragico incidente stradale nel pomeriggio di lunedì 17 giugno quando, poco prima delle 15, una Opel Zafira grigia con a bordo sette persone di nazionalità pakistana è uscita autonomamente di strada, finendo nel canale che scorre a lato della strada provinciale San Carlo Trava.
Il bilancio del sinistro, avvenuto tra il centro abitato della frazione portuense e il ristorante ‘Baruffino’, è stato tragico: due morti, entrambi passeggeri. Uno è deceduto tra le lamiere a seguito dello schianto, probabilmente annegato, l’altro durante il trasporto in ospedale a causa delle ferite riportate.
Una delle vittime, M.S., aveva 35 anni.
Feriti gli altri cinque occupanti, che sono riusciti a uscire dall’abitacolo da soli e sono stati trasportati negli ospedali della provincia e della regione. A Cona sono stati portati in ambulanza il 42enne A.A. e il 40enne I.M., mentre il 43enne E.M. è stato ricoverato all’ospedale del Delta. Elitrasportati invece il 34enne H.A. e il 31enne A.A., rispettivamente al Bufalini di Cesena e al Maggiore di Bologna. Nessuno di loro è in gravi condizioni e, una volta stabilizzati, dovrebbero essere dimessi nelle prossime ore.
Stando a quanto si apprende, i sette erano braccianti agricoli, stavano rientrando dal lavoro e stavano viaggiando verso Portomaggiore, dove erano residenti.
Al momento sono sconosciute le cause del sinistro mortale, anche se è probabile che all’origine ci sia un colpo di sonno dell’autista, che è rimasto ferito.
Sul luogo dell’accaduto anche gli agenti della polizia locale, intervenuti per svolgere i rilievi e ricostruire la dinamica di quanto accaduto in quei tragici istanti. Disagi anche alla circolazione, con la strada che è stata chiusa per permettere lo svolgimento delle operazioni di soccorso.
Nelle prossime ore è ipotizzabile che il pm di turno Ciro Alberto Savino, letta l’informativa degli agenti intervenuti, apra un fascicolo di inchiesta per lesioni e duplice omicidio stradale.
Profondamente addolorato anche il sindaco di Portomaggiore Dario Bernardi che si unisce “al cordoglio della comunità e delle famiglie” aggiungendo che “morire tornando dal lavoro è una cosa bruttissima”. Ma non si limita a questo e vorrebbe “che questo brutto episodio fosse una occasione – l’ennesima – di riflessione sulle condizioni di vita degli operai agricoli stranieri in questo territorio”.
“Molti – aggiunge -, di nazionalità pakistana, vivono a Portomaggiore in condizioni di alloggi precari e inadeguati. Le condizioni di trasporto anche spesso sono precarie, come hanno dimostrato spesso i controlli di polizia locale e carabinieri. E come dimostrano anche diversi piccoli incidenti, che accadono ma non fanno notizia”.
“Naturalmente – specifica – le indagini stabiliranno dinamica e cause di questo episodio, ma il trasporto, spesso con viaggi lunghi, mezzi inadeguati, è un’altra componente di ciò che semplicemente non va in questo modo di vivere e lavorare”.
Poi si rivolge alla sua comunità, alla comunità di cui è sindaco: “Sapete ormai bene che sono in prima persona impegnato dal giorno del mio insediamento, assieme alle Forze dell’ordine, alla Prefettura, ora anche alla Rete Territoriale del lavoro agricolo di qualità, per combattere la piaga del caporalato e sfruttamento e alzare un livello che è diventato troppo basso. Non possiamo abituarci e accettare”.
Tanti sono stati i passi avanti fatti, “tanti enti, sindacati, associazioni di categoria sono attivi e sono stati coinvolti, ma abbiamo appena iniziato. La sensibilizzazione deve continuare. E tutti gli attori devono sentirsi coinvolti“.
“Basta – conclude – alloggi utilizzati come alberghi per persone che si muovono per tutta Italia come merce, basta trasporti di ore per andare al lavoro partendo da Portomaggiore, basta condizioni di lavoro inadeguate. Basta a tutto ciò che non garantisce condizioni di lavoro idonee, non rispetta la dignità di chi lavora, porta degrado e conflittualità sociale sul territorio, e non rispetta la dignità delle persone“.
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