Il ciclo di film relativo a “Ferrara: ciak sul territorio”, che si svolge d’estate presso la Corte Interna di Palazzo Roverella, vede quest’anno protagonisti i film “La donna del fiume”, “Un ettaro di cielo” e “Torquato Tasso”.
Ad aprire il ciclo è il mitico film di Mario Soldati “La donna del fiume” che sarà proiettato mercoledì 19 giugno. L’appuntamento è alle ore 21. Prima della proiezione del film vi sarà il saluto istituzionale di Paolo Orsatti, presidente del Circolo dei Negozianti che insieme a Cds Cultura OdV ha promosso il Centro Documentazione Studi e Ricerche Cinema Ferrarese diretto dal critico e storico del cinema Paolo Micalizzi, che presenterà poi questo film che ha per protagonista Sophia Loren.
Girato nel luglio del 1954, il film è uscito alla fine dello stesso anno e segna il debutto in un ruolo significativo della celebre attrice napoletana. Lei, nel film che racconta una storia drammatica, è Nives, una bella ragazza che lavora alla marinatura delle anguille in un’azienda di Comacchio. Durante una festa da ballo, Gino (Rik Battaglia) un contrabbandiere che da tempo la corteggia, riesce a farla sua e Nives ne diventa l’amante. Gino non intendendo avere legami stabili, la lascia anche se lei gli dice di essere incinta: lui, addirittura, la respinge con cinismo. Lei allora si vendica, denunciandolo, per cui viene arrestato. Messo al mondo un bambino, Nives va a lavorare alle foci del Delta del Po al taglio delle canne palustri affidando il figlioletto ad una ragazza. Il bambino riesce a fuggire e annega nel Po. Gino, avvertito, si rifà vivo e promette a Nives di sposarla una volta uscito dal carcere.
Un’opera che è valsa a Sophia Loren il lancio internazionale, così come voleva il produttore Carlo Ponti che aveva con lei una relazione. Un’opera da fotoromanzo in cui Comacchio e il Delta fanno da protagonisti: si vedono i canali e le viuzze della città, ampie zone delle valli con in casoni, i lavorieri, le canne di palude e significative scene della marinatura delle anguille. E ciò, secondo il critico Vittorio Bonicelli, rende il film d’un bello di tipo neorealista d’altri tempi. Aggiunge anche un proprio apprezzamento per l’interpretazione della gente del luogo.
Mario Soldati nell’ammettere che il film era nato da una serie di compromessi (Carlo Ponti diceva: dovete metterci la motocicletta, la ricerca del bambino che muore, tutto deve finire male, però deve finire bene, lei deve essere madre, deve essere attrice, deve andare in bicicletta, lei deve…) da parte sua affermava che nel film di vero c’era il paesaggio e l’ambiente. E a parere di alcuni critici, quella del film era una vicenda che non poteva che essere realizzata proprio nell’ambiente del Delta del Po. Da segnalare che nel film figura come attore anche Florestano Vancini (che del film era anche aiuto regista): ricopre il ruolo del sacerdote che celebra il funerale del bambino. Nel tempo questo film di Mario Soldati è stato rivalutato ed oggi “La donna del fiume” risulta un film cult.
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