Lettere al Direttore
7 Giugno 2024

Ora la “Città delle biciclette” è un po’ meno amica dei ciclisti e dei pendolari

di Redazione | 3 min

Egregio Direttore,

mi chiamo Angelo e sono un pendolare. Abito a Forlì e lavoro al polo scientifico dell’Università di Ferrara. Da vent’anni arrivo in città in treno e, dalla stazione, in bici raggiungo l’ufficio. Ogni giorno da vent’anni. E, ogni sera, al ritorno, il percorso inverso. E per tutto questo tempo ho pensato come il servizio di deposito custodito e affitto di biciclette operante dalle 5 del mattino alle 7.30 di sera fosse un segno distintivo di Ferrara, una risorsa invidiabile.

Solo qui trovavo gestori che riuscivano a stipare i loro locali all’inverosimile alla sera ritirando all’interno tutte le bici in custodia per riportarle poi all’esterno il mattino dopo secondo l’orario di arrivo degli utenti, di cui tacitamente imparavano presto i ritmi. Un sorriso ti accoglieva se rispettavi il tuo menage e un interrogativo muto che significava: “tutto bene?” ti aspettava quando invece un contrattempo perturbava la routine. I gestori sapevano che la vita del pendolare è in genere regolata da ritmi serrati e cercavano di fare del loro meglio per prendersi cura delle piccole noie dell’affannato pendolare: una foratura, un guasto sono sempre in agguato ma era bello sapere che il disagio sarebbe stato curato il più delle volte tra la sera, quando riconsegnavi la bici azzoppata, e la mattina dopo, quando l’avresti ritrovata di nuovo in ordine di marcia grazie alla perizia ed alla disponibilità dei gestori.

Anche quella volta che non ho ritrovata la bici al mattino, perché qualcuno alla chetichella se l’era presa dalle rastrelliere esterne prima di me, sono arrivato puntuale al lavoro perché il gestore mi ha prontamente fornito di una bici “muletto” che mi è rimasta come ricordo quando questa bella storia è finita.

Sto esagerando? è Troppo bello per essere vero? No, non sto esagerando, era così! Chiedete a uno qualunque di quelli che dallo scorso settembre sono rimasti orfani di queste persone semplici ma capaci che sapevano come prendersi cura di noi.

Ora a noi ci pensa Ferrara Tua, che su incarico del Comune di Ferrara, ha investito non so quanto per realizzare la “Velostazione”, una struttura che nella narrazione celebrativa fatta tra stampa e social è descritta come una importante miglioria per gli utenti della stazione e un vanto per la città di Ferrara.

Non sono d’accordo che sia così.

Di sicuro non si può più invidiare Ferrara per l’esistenza e l’efficacia di quel “suo” servizio unico ed inimitato se non inimitabile che veniva offerto proprio all’uscita della Stazione ferroviaria ai pendolari ed ai turisti cicloamatori. Ora la “Città delle biciclette” è un po’ meno amica dei ciclisti e dei pendolari. Nonostante il box di cemento venga chiuso con cura tra la sera ed il mattino e nonostante la presenza scenografica delle guardie giurate perlomeno quando possono essere notate dai pendolari ho già dovuto ricomprare una bici, due ruote e un sellino, vittime di ladri o vandali. All’inizio storie simili ne ho sentite anche da altri pendolari. Ora tra pendolari non ci riconosciamo già più, passato un anno, quasi, da quando ha chiuso il nostro porto sicuro e abbiamo finito di intrattenerci un minuto in più per salutare e scambiare una battuta con i gestori e tra di noi; oramai quando siamo vittime di vandalismo lo accettiamo con rassegnazione e non ce lo raccontiamo neanche più.

Viene spontaneo chiedersi: perché eliminare un servizio esistente e funzionante per sostituirlo con uno peggiore, anzi, con un disservizio? Investendoci tra l’altro parecchi soldi pubblici. Sono d’accordo sul fatto che il piazzale della stazione versava in pessime condizioni ed andava sistemato. Ma perché radere al suolo tutto invece che limitarsi ad intervenire su quanto andava migliorato?

Grazie a chi saprà rispondermi.

Nel frattempo, grazie Alan, grazie Ferrara Tua. Che, ogni giorno, mi donate il brivido dell’imprevisto.

Angelo Cotta Ramusino

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