di Elisa Fiorini
Una nuova stagione per l’arte a Ferrara. Il candidato sindaco Fabio Anselmo incontra il musicista Roberto Manuzzi, il regista e attore Fabio Mangolini e il giornalista e direttore di Estense.com, Marco Zavagli. Tre figure profondamente diverse, due rappresentanti dell’arte ferrarese e un cronista che l’ha raccontata. L’argomento, come facile immaginare, è lo stato dell’arte della cultura cittadina. È intervenuta anche l’artista Ilaria Margutti, fondatrice, peraltro, di CasermArcheologica.
Ad aprire il dibattito è Fabio Mangolini: “Questa amministrazione esprime una cultura fondata su due elementi, la disneificazione e l’oligarchizzazione, che rendono la cultura un lusso per pochi. La politica culturale si fonda su basi diverse, dovrebbe servire alla crescita di una città. È facile programmare una stagione facendo leva sui grandi nomi televisivi, ma sono le realtà più piccole e di pari livello artistico, a volte anche superiore, che devono essere valorizzate”.
Come sottolinea l’attore e regista, “fare cultura significa creare un ecosistema culturale, non turismo”. Mangolini ha concluso con un aneddoto: “Dopo il terremoto ci siamo mossi per riaprire il teatro di Ferrara prima ancora che arrivassero i fondi statali. Poco prima della riapertura, mi ha chiesto una donna per strada: “Quando riapriamo il nostro teatro?”. Ecco, non so se adesso qualcuno potrebbe più fare la stessa domanda”.
È poi intervenuto Roberto Manuzzi in merito a come la città di Ferrara stia vivendo nel mondo musicale. “Adesso la comunicazione è volta a promuovere i grandi eventi, mentre tante altre cose che hanno una cultura più radicata sono lasciate indietro – ha detto lo storico musicista di Guccini -. Il Jazz Club è un asse culturale di grandissimo rilievo, lavora in sinergia con il Conservatorio, che attualmente conta 420 allievi e siamo quasi primi in Italia per produzioni. Le cose belle, come spesso accade, sono nascoste. I programmi culturali devono educare il pubblico, non puntare esclusivamente al guadagno, puntare a valorizzare quello che di bello la nostra città ha da offrire. Il concerto di Springsteen? Con 75 mila persone si corrono rischi enormi, nel giorno dell’evento l’ingresso al pubblico fu ritardato di ore perché c’erano tanti rischi riscontrati dalla commissione che doveva verificare l’agibilità. Servirebbe un luogo adatto ad accogliere cose come questa, senza pensare esclusivamente ad arricchirsi. A nessuno è piaciuto vedere i bagni chimici in Piazza del Duomo. Bisogna smetterla di confondere la cultura popolare, che stiamo perdendo, con il nazional popolare” conclude il musicista.
È poi intervenuta Ilaria Margutti, fondatrice di CasermArcheologia, illustrando come a San Sepolcro sia stata realizzato un percorso di rigenerazione urbana di un palazzo del Cinquecento ad opera di un gruppo di studenti della città. Ferrara, nel suo piccolo, ha portato diverse opere all’interno della struttura, contribuendo alla registrazione all’interno dell’edificio di quasi 9mila persone all’anno.
Infine è arrivato il turno di Marco Zavagli, giornalista e direttore di Estense.com, che ha riflettuto in merito al rapporto tra giornalismo e l’industria della comunicazione dell’attuale giunta. “Le informazioni riportate, peraltro molto bene, da questa fabbrica istituzionale si sono rivelate, dopo un’attenta analisi, non sempre vere. Per quanto riguarda il turismo ci siamo accorti che Fabbri e Fornasini hanno spesso esultato per dati che in realtà vedevano la nostra città in calo rispetto al periodo pre-Covid. Alcuni si accontentano di dati confezionati, ma i cittadini devono rendersi conto che spesso i racconti sull’arte e sulla cultura sono fallaci. L’annuario statistico per capire i dati relativi al turismo è scomparso, così che non potessero essere fatti riscontri. Il risultato che ha ottenuto questa giunta? Palazzo Roverella, a Rovigo, ha registrato più ingressi rispetto a Palazzo dei Diamanti”.
Il candidato Fabio Anselmo ha concluso l’incontro, soffermandosi soprattutto sulle parole del direttore di Estense.com: “I giornalisti che fanno inchiesta spesso passano guai, ma stanno semplicemente esercitando il loro diritto di fare informazione, spesso colpiti dalla pressione giudiziaria che gli impedisce di fare il proprio mestiere. La cultura deve essere fruibile al pubblico, ma la mancanza di fruibilità confonde le persone e spesso le allontana. La forma di cultura che Ferrara sta vivendo è fatta di abbagli, ma è importante anche vedere quello che sta dietro, come viene organizzata. Adesso a Ferrara, una città vecchia, stanca, percepisco tanta rassegnazione: bisogna rialzare la testa”.
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