Politica
27 Maggio 2024
La candidata Sara Conforti e l’ex assessore Alberto Ronchi fanno il punto sulla “visione bulimica” dell’attuale politica culturale. Nanni (Pd): "Con noi Ferrara verrà desgarbizzata"

Arte e cultura: “Ferrara sempre più provinciale”

di Redazione | 3 min

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di Cecilia Gallotta

“Vogliamo decostruire ciò che è successo sul piano culturale in questi ultimi cinque anni, e squarciale il velo che ha coperto Ferrara”. È chiaro l’intento dichiarato da Sara Conforti, vicesegretaria Pd e candidata in Consiglio Comunale per le prossime elezioni, che senza mezzi termini introduce il dibattito sulle politiche culturali di venerdì pomeriggio, riempiendo la sala convegni dell’Hotel Astra.

“I dati sul turismo non sono buoni – riporta – perché mentre altre città dell’Emilia stanno crescendo a doppia cifra, da noi i turisti stranieri sono calati drasticamente. Questo accade perché un viaggio a Ferrara i turisti lo facevano per il suo patrimonio, mentre adesso la città è presa in ostaggio da una perenne organizzazione di eventi”.

La questione, secondo Conforti, a cui si affianca anche l’ex assessore al Comune di Ferrara, di Bologna e alla Regione Emilia-Romagna Alberto Ronchi, “non è che noi non vogliamo organizzare eventi. Ma manca una linea culturale, si fanno cose un po’ a casaccio. Si passa dai cantanti di Sanremo – esemplifica Ronchi – alle serate anni ’90, ai dj conosciuti su TikTok. Qualcosa a metà tra Festivalbar e una discoteca. Per non parlare del ‘mostrificio’, della fabbrica di mostre a Palazzo Diamanti”.

Questa “visione bulimica della cultura”, a detta di Ronchi, che “mette il numero di eventi al sopra della qualità, porta con sé delle evidenti conseguenze, come il fatto che paradossalmente, al contrario di quanto si millanta, Ferrara sta diventando una città sempre più provinciale dal punto di vista del respiro artistico. Dieci anni fa, ad esempio, la mostra di Antonioni che partì da Palazzo Diamanti raggiunse la Francia e i Paesi Bassi; nel 2022, invece, già la scelta del titolo per la nuova mostra di Antonioni parla da sé: la città del silenzio”.

Su Palazzo Diamanti e sul Teatro Comunale, Ronchi scava più in profondità, perché “tutto è sotto la regia di Vittorio Sgarbi, il vero ‘deus ex machina’: guarda caso, da quando c’è lui alla presidenza, non è dato sapere i bilanci di Ferrara Arte. Ma una cosa la sappiamo: dopo che ha nominato Moni Ovadia come direttore, e Marcello Corvino come altro direttore, siccome un po’ di conflitti di interessi non si negano a nessuno, sappiamo che c’è dietro la Corvino Produzioni. Indovinate chi c’è dentro? Proprio Ovadia e Sgarbi”.

“Quello che pretendiamo – si aggancia Conforti – è che ritorni la Ferrara Arte che conosciamo, capace di mettere in piedi un progetto culturale attorno al patrimonio di Ferrara, e i cui eventi vadano a valorizzarlo, non a scollegarlo completamente. Un altro esempio: il Castello Estense, prima che fosse adibito a contenitore per mostre, registrava molte più presenze. E adesso? Sappiamo che sarà chiuso per due anni, senza che ci sia un’alternativa forte a compensare la sua mancanza, come poteva essere la riapertura di Palazzo Massari”.

E allora, come conclude il consigliere uscente e candidato Davide Nanni (dopo aver posto l’accento sul famigerato concerto di Bruce Springsteen “che ha portato introiti soltanto a privati, impedendo un guadagno da reinvestire in pubblica utilità”), “anche se non mi piace fare promesse in campagna elettorale, una è doverosa e certa: con noi Ferrara sarà desgarbizzata”.

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