Dopo la presentazione, come di consueto, in anteprima durante il Festival di Internazionale, Arci Ferrara riporta la rassegna Mondovisioni in città. I sei film distribuiti da CineAgenzia tornano nel mese di maggio in esclusiva per Il Cinema Boldini in Sala Estense.
Fedele alla linea editoriale di Internazionale, la rassegna Mondovisioni racconta la complessità del nostro tempo attraverso storie esemplari e senza filtri, che ci coinvolgono e ci riguardano.
La selezione 2023-2024 presenta 6 titoli acclamati in grandi eventi come Berlinale e Sundance. Il programma si tiene in equilibrio tra attualità e riflessione, tra emozioni e analisi, per uno sguardo sul mondo che solo il miglior cinema documentario e il grande giornalismo sanno offrire.
Tutti i documentari saranno proiettati alle ore 21.15, in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Aprirà la rassegna il fresco Premio Oscar al Miglior Documentario, 20 days in Mariupol. Il film di Mstyslav Chernov verrà proiettato lunedì 20 maggio.
Alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol. Durante il successivo assedio, mentre cadono le bombe, gli abitanti fuggono e l’accesso a elettricità, cibo e acqua è interrotto, i reporter, unici rimasti, lottano per raccontare le atrocità della guerra, finché circondati dai soldati russi si rifugiano in un ospedale, in trappola. Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, e smentiranno la disinformazione russa. Di fronte a tanto dolore il regista e giornalista ucraino Mstyslav Chernov si chiede se filmare ancora possa fare qualche differenza, ma sono gli stessi cittadini di Mariupol a implorarlo di continuare, perché il mondo sia testimone.
Seguirà Praying for Armageddon di Tonje Hessen Schei, martedì 21 maggio: un thriller politico che indaga le pericolose conseguenze della fusione tra cristianesimo evangelico e politica statunitense. Frutto di anni di ricerche, il documentario rivela come le strutture del fondamentalismo indeboliscano il tessuto della democrazia americana, ed evidenzia l’impatto devastante che la religione esercita sulla politica estera del Paese. Tra fondazioni religiose, mega-chiese evangeliche, e oscure manovre dietro le quinte di Washington, il racconto dall’interno di un movimento che, guidato da predicatori e politici accecati da una visione profetica della fine dei giorni, da anni contribuisce alla spirale di violenza in Medio Oriente e mira in ultima analisi a distruggere la nostra stessa civiltà.
Mercoledì 22 maggio, sarà il turno di Seven Winters in Tehran, diretto da Steffi Niederzoll.
Il film parte da Teheran, il 7 luglio 2007: Reyhaneh Jabbari, 19 anni, ha un incontro di lavoro con un nuovo cliente. Lui tenta di violentarla, lei lo accoltella e fugge. Più tardi, viene arrestata e accusata di omicidio. Nonostante le numerose prove di legittima difesa, Reyhaneh in tribunale non ha alcuna chance, perché il suo aggressore era un uomo potente che, anche da morto, viene protetto da una società patriarcale. Grazie a video registrati in segreto forniti dai familiari, alle loro testimonianze, e alle lettere scritte da Reyhaneh, il film ripercorre il processo, la detenzione e il destino di una donna diventata simbolo di resistenza per un intero Paese. La sua lotta per i diritti rispecchia quella di tante altre donne, facendo luce sulla condizione femminile in Iran.
La settimana dopo riprenderà la rassegna, lunedì 27 maggio, con The Lost Souls of Syria di Garance Le Caisne e Stéphane Malterre. 27.000 foto di detenuti civili torturati a morte sono state trafugate dagli archivi segreti del regime siriano da un disertore militare con il nome in codice Caesar, e rese pubbliche nel 2014. Il regista Stéphane Malterre e la sua co-autrice e consulente storica, Garance Le Caisne, hanno indagato fino a che punto la giustizia internazionale si dimostri impotente nel perseguire il criminale Stato siriano. Mentre il caso sembra destinato all’oblio, le famiglie delle vittime, insieme agli attivisti e allo stesso Caesar, cercano invece verità e giustizia attraverso i tribunali di tutta Europa. Oltre cinque anni di indagini e battaglie porteranno al primo processo contro gli alti funzionari responsabili della macchina della morte siriana.
Si continuerà con Theatre of violence di Emil Langballe e Lukasz Konopa, programmato per martedì 28 maggio.
Si può essere insieme carnefici e vittime? È la domanda posta da Krispus Ayena, avvocato difensore presso la Corte Penale Internazionale dell’Aia. Il suo cliente, Dominique Ongwen, all’età di 9 anni è diventato uno degli almeno 20.000 bambini rapiti in Uganda dal Lord’s Resistance Army del leader ribelle Joseph Kony. Ongwen ha subito il lavaggio del cervello da parte di Kony, che ha usato una combinazione di cristianesimo, stregoneria e tortura per trasformare i bambini in spietati soldati dell’LRA, nella ribellione contro il presidente Museveni. Ongwen imparò rapidamente che si trattava di uccidere o essere uccisi, e scalò le gerarchie fino al grado di comandante, prima di arrendersi e finire all’Aia, imputato in un processo destinato a fare storia.
Chiude la rassegna Total Trust di Jialing Zhang, mercoledì 29 maggio.
Le possibilità digitali di controllo sociale in Cina hanno portato a un livello di sorveglianza statale senza precedenti. Attraverso l’autocensura o lo spionaggio dei vicini, la sorveglianza non riguarda solo coloro che sono percepiti come una minaccia dal governo, ma sempre più il cittadino comune: che si tratti di fare degli acquisti, accompagnare i figli a scuola o portare fuori la spazzatura. Big Data e tecnologie digitali vengono utilizzati come armi per limitare le libertà, e passo dopo passo, il comportamento sociale e politico dei cinesi sta cambiando. Total Trust riesce a fornire uno sguardo intimo ed esclusivo dall’interno della Cina, assolutamente inedito, raccontando una storia profondamente inquietante di tecnologia, repressione e abuso di potere.
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