Politica
16 Maggio 2024
Il dibattito con i candidati sindaci promosso da Legacoop Estense sulle politiche per l’abitare. Le proposte di Anselmo, Botti e Zonari

Emergenza abitativa: “I soldi ci sono ma vanno agli organizzatori di concerti”

di Redazione | 4 min

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Quanto conta il diritto alla casa nei programmi elettorali dei candidati sindaci? Lo chiede la cooperazione di abitanti di Legacoop Estense durante il dibattito tenutosi mercoledì 15 maggio presso la sede della cooperativa Castello. A proporre politiche virtuose per fronteggiare l’emergenza abitativa a Ferrara, che secondo dati Istat solo nel 2021 vedeva 466 persone senza fissa dimora, sono stati Fabio Anselmo, Anna Zonari e Daniele Botti. Non pervenuto invece Alan Fabbri o altro rappresentante dell’amministrazione comunale.

Proprio su questo tema Daniele Botti, che è stato vicepresidente di Acer Ferrara, ha determinato la rottura con l’amministrazione dell’attuale sindaco. “Oggi mi trovo a parlare del motivo della cecità politica che mi ha portato ad essere una forza autonoma per battere sul tipo di visione che vogliamo dare a questa città”. Il candidato di Ferrara Futura invita a prendere coscienza del fatto che “i soldi ci sono”, ma anziché essere stanziati per l’azienda casa “entrano nelle tasche degli organizzatori dei concerti”.

Come ha fatto notare il presidente della cooperativa Castello, Loredano Ferrari, l’emergenza abitativa non riguarda solo famiglie italiane o straniere, anziani, giovani coppie a basso reddito, ma anche la mole di studenti dell’Università di Ferrara costretti a transitarvi senza, di fatto, restarvi. “Da diversi anni – spiega Ferrari – si assiste a una ricerca affannosa di una sistemazione abitativa. I fuorisede che cercano residenze temporanee nella nostra città si stima siano tra i 12 e i 14 mila. A fronte di questa richiesta, alla fine del 2023 si contavano solo 1405 posti letto offerti dagli enti gestori degli studentati”. L’emergenza sta nel garantire a questi giovani non solo un alto livello qualitativo della didattica, ma anche adeguate condizioni di accoglienza e di trasporti. Per questo, Ferrari dichiara che “la decisione di ampliare l’università è stata assunta senza condividere con l’amministrazione comunale un progetto di accoglienza e di adeguamento degli spazi di ricettività”.

Data anche la quantità di abitazione sfitte, come dichiarato durante il dibattito, Botti alza il tiro e propone di aumentare l’Imu su queste locazioni: “Lo so che con questa affermazione perderò i voti dei proprietari di immobili, ma scommettiamo che così si abbassano i prezzi degli affitti e tante persone trovano casa?”. Ma secondo lui “la politica deve anche ragionare di cose scomode che nessuno vuole”, come bilanciare i criteri dell’Isee per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica e sociale “e potenziarla per dare un vero supporto all’emergenza abitativa degli studenti”.

Il presidente di Legacoop, Paolo Barbieri, ha inoltre ribadito che è la cooperazione degli abitanti “una soluzione per dare risposta concreta ai bisogni di tanti cittadini, garantendo soluzioni abitative di qualità a prezzi calmierati a persone che non hanno i requisiti per accedere alle graduatorie pubbliche e che al tempo stesso non possono affrontare le tariffe di mercato”. Su questo punto Fabio Anselmo ha espresso la sua ammirazione per il lavoro della cooperativa aggiungendo che tramite questo modello di “abitare” contribuisce a eliminare anche l’isolamento, il degrado urbano e la povertà energetica “costruendo maggiore coesione e coscienza sociale”.

È Barbara Lepri, coordinatrice e direttrice Legacoop abitanti Emilia Romagna, a dare una definizione di “casa” come luogo che accoglie e rassicura, o meglio “uno spazio di ben-essere, cioè essere una persona che vive all’interno di una comunità capace di costruire una socialità all’interno del luogo che occupa”. Non solo ben-essere, ma anche “bellezza” aggiunge Anna Zonari, che secondo il suo programma elettorale la città “deve essere a misura delle persone fragili che hanno diritto a una casa dignitosa”. E aggiunge che intende “favorire la co-progettazione e la co-programmazione con quei soggetti che si muovono all’interno di un preciso perimetro di sostenibilità economica, sociale ed ambientale e che in generale mantengono al centro delle proprie politiche non le logiche di mercato, ma le persone e i loro bisogni, per generare non solo edifici, ma comunità coese e solidali, all’interno di una comune visione di welfare integrato pubblico-privato sociale”.

Daniele Bertarelli, presidente di Cidas, ci tiene infatti a precisare che il ruolo della cooperazione sociale degli abitanti è quello di “occuparsi della fascia vulnerabile della popolazione che rischia di perdere la casa o l’ha già persa”. E ricorda che in tutta Italia si stanno sperimentando diversi progetti di co-housing, ma ciò che è importante è “tenere aperto il dialogo con l’amministrazione e gli enti del territorio per raggiungere soluzioni efficaci che permettano ai soggetti coinvolti di recuperare autonomia e tornare a integrarsi”.

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