Eventi e cultura
13 Maggio 2024
Ne abbiamo parlato con Sergio Fant di CineAgenzia che porta la rassegna che cura insieme a Internazionale in giro per l'Italia cercando di "raccontare la complessità" attraverso "le vicende personali e delle storie dei protagonisti"

Mondovisioni torna a Ferrara con l’Oscar “20 days in Mariupol”

di Pietro Perelli | 4 min

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Dopo la presentazione durante il Festival di Internazionale torna a Ferrara Mondovisioni, la rassegna organizzata dal settimanale in collaborazione con CineAgenzia da 15 anni e visibile, la prima volta, proprio nella nostra città. Non c’è, anche questa volta, il Cinema Boldini ma c’è la Sala Estense che ospita alcune proiezioni in attesa che la storica sala d’essai gestita da Arci Ferrara torni, si spera, operativa. Nuovamente in città, per chi lo scorso ottobre non è riuscito a vederli, 20 days in Mariupol, che nel frattempo ha vinto l’Oscar al miglior documentario, il 20 maggio, Praying for Armageddon (21 maggio), Seven Winters in Tehran (22 maggio), The Lost Souls of Syria (27 maggio), Theatre of violence (28 maggio) e Total Trust (29 maggio).

Ogni anno CineAgenzia e Internazionale per poter selezionare i sei film che propongono per la rassegna ne visionano a decine. “Facciamo – ci racconta Sergio Fant di CineAgenzia che tiene una rubrica settimanale su Internazionale sui documentari – tutto l’anno una ricerca di film documentari da grandi festival internazionali che parlano dei temi tipici della rivista ovvero attualità, politica, diritti umani e libertà di informazione“. Una ricerca che si conclude con i sei film che ogni anno vengono presentati a Ferrara per poi fare un giro d’Italia attraverso festival. “Prestissimo, ci siamo resi conto – racconta – che portare ospiti, scrittori, autori in giro per l’Italia non è facile, è molto più facile farlo con i film”. Così il Festival è rimasto a Ferrara mentre la rassegna gira il Paese tornando in città per dare l’opportunità di vedere con più calma, senza affrontare le code del primo fine settimana di ottobre, i documentari.

“La scelta dei film ogni anno è molto difficile” racconta Fant spiegando come si debba riuscire a “riassumere con questi sei titoli le cronache, le questioni più attuali, le urgenze dell’anno appena passato“. Le proposte sono sempre molto attuali ma “è praticamente impossibile sintetizzare tutti in sei argomenti per cui ogni anno dobbiamo a malincuore lasciare fuori dei film”. Proprio ora sono al lavoro per la prossima edizione alla quale stanno lavorando con Fant che non si sbilancia sui titoli ma vorrebbe provare a portare qualcosa legato al mondo asiatico e in particolare al Giappone. Ma non solo, “mi piacerebbe sempre trovare anche dei film che ci riportano anche in Europa da questo giro del mondo”. Un ritorno che guarda alle “tante storie da raccontare che non sono le solite che ci propone la politica o i titoli di giornale” ma quelle che indagano oltre, “storie che ci dicano qualcosa di più sul presente delle nostre società europee”.

Tornando alla rassegna che gira dall’ottobre 2023 “avere un film come 20 days in Mariupol è stato importante perché è un film che per la prima volta dentro a Mondovisione affrontava la questione della guerra in Ucraina” con la “la profondità e la complessità” che va oltre il servizio televisivo. Importantissimo anche per la vittoria dell’Oscar ma non il solo, dopo quello che “è successo poi in Israele il 7 ottobre e poi l’attacco dell’esercito israeliano su Gaza” ha rilevato l’importanza di un film con Praying for Armageddon di Tonje Hessen Schei. Un lavoro che in buona parte tratta “la politica estera degli Stati Uniti” e come “l’influsso della religione evangelica sulla politica estera americana abbia avuto un grosso impatto nello scenario mediorientale, in particolar modo nelle tensioni tra Israele e Palestina”. “Un film che si è rivelato ancora più attuale di quanto potevamo immaginare”.

Film che trattano storie nella loro profondità come Seven Winters in Tehran di SteHi Niederzoll, “la storia di una ragazza che finisce in prigione per essersi ribellata a un tentativo di violenza” ma anche Total Trust di Jialing Zhang che racconta di “censura e repressione” attraverso le storie di “tre attivisti che sono in carcere e delle loro famiglie che mostrano la vicenda da un punto di vista molto interno”. Esempio simile è quello di Theatre of violence di Emil Langballe e Lukasz Konopa che racconta la vicenda di uno degli almeno 20.000 bambini rapiti in Uganda dal Lord’s Resistance Army del leader ribelle Joseph Kony o quello di The Lost Souls of Syria di Garance Le Caisne e Stéphane Malterre che parte dalle 27.000 foto di detenuti civili torturati a morte trafugate dagli archivi segreti del regime siriano da un disertore militare con il nome in codice Caesar, e rese pubbliche nel 2014.

Ciò che si vuole fare è “raccontare la complessità” senza però interventi di studiosi o esperti ma attraverso “le vicende personali e delle storie dei protagonisti”.

Questa sera invece prende il via un’altra rassegna sempre coordinata da CineAgenzia con la rivista sportiva Ultimo Uomo, In CampoIl primo documentario, visibile questa sera alle 21.15 sarà Copa 71 di James Erskine, Rachel Ramsay. Mercoledì 15 invece The Home Game di Kordo Doski e giovedì 23 Allihopa: The Dalkurd Story di Smari Gunn, Logi Sigursveinsson. Tutti lavori prodotti nel 2023 mentre la rassegna a Ferrara è stata organizzata da Arci e Cinema Boldini con la collaborazione di Uisp e Lo Spallino.

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