Attualità
28 Aprile 2024
La chiesa, chiusa nel 2007 e ulteriormente danneggiata dal terremoto del 2012, dopo importanti interventi di restauro è di nuovo aperta al culto e ai visitatori

Riapre la chiesa di S. Paolo, il vescovo: “Qui è cresciuta la Resistenza cattolica”

di Redazione | 3 min

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Una cerimonia solenne, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, ha accompagnato la riapertura della chiesa di San Paolo a Ferrara dopo anni di chiusura. La chiesa, chiusa nel 2007 e ulteriormente danneggiata dal terremoto del 2012, dopo importanti interventi di restauro è di nuovo aperta al culto e ai visitatori.

Particolarmente seguita e sentita l’omelia del vescovo Gian Carlo Perego durante la cerimonia di riapertura. Il vescovo ha ricordato come “un altro tesoro artistico e di fede, particolarmente amato dalla Casa d’Este, ritorna a impreziosire il centro storico”. “La chiesa della Conversione di S. Paolo, infatti – ha detto Perego – oggi ritorna nel suo splendore e ci regala un patrimonio di fede che illumina la nostra storia. Infatti, già nel X secolo esisteva una chiesa dedicata a San Paolo in prossimità delle principali arterie altomedioevali, affidata poi alla fine del XIII secolo dal Vescovo Federico ai Carmelitani Conventuali che via via allargarono le loro proprietà e il convento, acquistando anche la torre dei Leuti, divenuta campanile. A metà del ‘400 i Carmelitani Conventuali furono sostituiti dai Carmelitani Osservanti, cioè riformati. Dopo il terremoto del 1570 la decisione di costruire la nuova chiesa, l’attuale, conclusa alla fine del XVI secolo, a cui si aggiunse nel 1664 l’imponente cappella del Carmine. Nel 1689 ai Carmelitani dell’Osservanza si sostituirono i Carmelitani Calzati, che eliminarono dal convento ogni riferimento iconografico alle delizie estensi. Di secolo in secolo la chiesa di S. Paolo è cresciuta tra le case, in questo angolo della città fino alle soppressioni napoleoniche, che ha portato al trasferimento dei Carmelitani in Certosa, alla trasformazione della chiesa in parrocchia e all’uso del convento per la Guardia nazionale e il carcere. Il complesso di San Paolo passa, infine al Demanio e al Comune, per diventare durante le due guerre mondiali, ora caserma ora alloggio per gli sfollati, subendo danni dai bombardamenti”.

“Oggi la chiesa, di proprietà dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio – ha aggiunto – ritorna ad essere luogo di fede e di celebrazione con l’Apostolo delle genti, S. Paolo, come patrono; con una storia ed esperienza religiosa carmelitana; con al centro il culto a Maria, invocata come la Madonna del Carmelo, ma anche con una straordinaria tradizione musicale sacra nei secoli. Dopo i restauri riscopriamo due chiese di S. Paolo: S. Paolo vecchia, trecentesca, che racchiude ancora la Madonna con il Bambino, il Redentore e i Santi Pietro e Paolo; gli affreschi quattrocenteschi dei Santi medici Cosma e Damiano e dell’Annunciazione, il sepolcro – forse di un cavaliere crociato – impreziosito dagli affreschi di Costantinopoli e di Gerusalemme; e la S. Paolo nuova, con la tipica struttura cinquecentesca della Riforma Cattolica, decorata con cappelle, ricchissima di affreschi e tele come l’”Elia rapito su un carro in cielo”, potente rimando al rapimento in cielo di San Paolo, opera dello Scarsellino, il pittore che lega S. Paolo alla Cattedrale”.

Il vescovo ha ricordato, fra le altre citazioni, “una pagina della storia di questa chiesa da non dimenticare, legata a un prete: don Lello Calessi, grande musicista e anche cappellano delle carceri dove assistette alle condanne a morte di partigiani, e alla Resistenza che abbiamo ricordato nei giorni scorsi. Nei locali di questa parrocchia di S. Paolo, attorno a don Calessi, è cresciuta la Resistenza cattolica, ma anche la Democrazia nella nostra città con giovani come Bruno Paparella, Carlo Bassi, Giorgio Franceschini: è cresciuta la libertà, che dobbiamo custodire come un grande dono”.

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