Politica
28 Aprile 2024
Intervento di Sara Conforti, candidata in Consiglio comunale e delegata alla Cultura del Partito Democratico, sul progetto relativo alla destinazione della struttura storica dopo gli interventi

Palazzina Marfisa, tardivo il coinvolgimento delle associazioni

di Redazione | 4 min

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di Sara Conforti*

Ho seguito con interesse il dibattito relativo alla destinazione della Palazzina Marfisa d’Este e alle attività che si potranno e dovranno svolgere all’interno della dimora, del loggiato e dei locali adiacenti.

Riscontro da parte dell’Amministrazione comunale che si stia tentando di correggere il tiro rispetto alle prime dichiarazioni non particolarmente caute che sembravano suggerire uno stravolgimento degli allestimenti ed una destinazione d’uso poco congrua dei locali. Ancora non è fugato ogni dubbio relativamente a cosa comporterà davvero l’intervento.

L’Amministrazione ha scoperto solo ora e in maniera riduttiva l’operato di un nostro illustre concittadino. Nino Barbantini negli anni del Novecento (non nel XVIII secolo come è sfuggito all’assessore nella sua nota stampa) fu socio attivo della Ferrariae Decus, sodale di Giuseppe Agnelli, e insieme a lui progettò e inventò la “casa museo” di Palazzina Marfisa. Curò la mostra della pittura ferrarese del Rinascimento (1933); una mostra per cui Federico Zeri dichiarò: “E’ la prima e anche la più bella delle mostre d’arte antica allestite in Italia”. Una esposizione che suscitò il plauso di Bernard Berenson. Venezia lo ha ricordato in due convegni, l’ultimo nel 2023, a cui nessun responsabile culturale del nostro Comune e nessuna figura istituzionale ha preso parte per testimoniare il valore di Barbantini per la città.

Il nostro patrimonio non necessita di alcun stravolgimento per accrescere il numero dei propri visitatori, al contrario va ricercata e valorizzata l’essenza dei luoghi ed è quantomai indispensabile promuovere, in quella direzione, progetti che ne rispettino la storia, rendendoli così vivi, per usare le parole dell’assessore.

La Palazzina è stata pensata da Barbantini come un modello culturale che doveva servire a rendere manifesta la cultura estense, una chiave interpretativa posta a futura memoria. Lì credo vada ora ricercata la linea direttrice dell’intervento.

Mi auguro che il progetto nei suoi dettagli sia presto reso pubblico e venga consentito a Ferrariae Decus, protagonista assieme a Bper Banca del progetto allestitivo su cui si sta intervenendo e alle associazioni, in primis a quelle maggiormente coinvolte come gli Amici dei Musei e Italia Nostra, un ruolo partecipativo, anche se ahimè un po’ tardivo.

Un progetto di tale portata ritengo avrebbe dovuto essere condiviso già dalle fasi iniziali con questi interlocutori, che spero abbiano, al contrario nostro, già qualche elemento in più per valutare la coerenza dell’intervento.

L’intero patrimonio della città va pensato come un sistema complesso non come un insieme di realtà autonome l’una dall’altra. Uno dei temi della mia campagna elettorale, sarà l’istituzione di un forum permanente delle associazioni culturali con carattere consultivo per l’assessorato alla Cultura e al Turismo (deleghe che mi auguro vengano presto ricongiunte) e un tavolo che coinvolga tutti i direttori dei musei della città, in modo che gli interventi siano coordinati, concertati e coerenti. Le associazioni devono essere interlocutori privilegiati e mai assenti, nelle scelte delle politiche culturali. Per ogni museo e monumento va difesa la sua peculiare vocazione come parte di un racconto a più voci di una città che vuole essere unica. Allora per Palazzina Marfisa d’Este non sarà necessario inserire altre raccolte o attività che alterino il significato del luogo ma fare lo sforzo, più profondo e complicato, di immaginare un progetto che renda ancor più forte, evidente e chiara l’identità della Palazzina nel complesso panorama museale ferrarese, anche ripulendola dalle alterazioni di cui non abbiamo contezza e memoria.

Un progetto di questo tipo, fortemente identitario per la città, si rivolgerebbe alle scuole e alle università in modo privilegiato, ma potrebbe essere un ottimo punto di partenza per la realizzazione, promozione e commercializzazione di un itinerario turistico che metta in rete le dimore storiche e i palazzi signorili della città, con la speranza che altri progetti, presto, possano regalare a cittadini e turisti l’apertura definitiva e permanente di Casa Minerbi – Dal Sale, di Palazzo di Renata di Francia (stringendo un patto con l’Università che ne permetta la fruizione al pubblico degli spazi) e di Palazzo Massari, il cui progetto è stato stoppato per una variazione di cui non c’era necessità e le cui sorti, ad oggi, sono quantomai fumose, proprio mentre ci apprestiamo a perdere parte del Castello per restauro.

*Candidata in Consiglio Comunale – Delegata alla Cultura del Partito Democratico

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