Politica
27 Aprile 2024
Sulla decisione della Consulta è intervenuto anche il candidato Fabio Anselmo: "E ora, Fabbri, che si fa? Costruiamo nuovi alloggi e riqualifichiamo quelli vuoti o cercherete di cambiare la Costituzione?"

Anche la Corte Costituzionale boccia la residenzialità storica

di Redazione | 2 min

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È irragionevole negare l’accesso all’edilizia residenziale pubblica a chi, italiano o straniero, al momento della richiesta non sia residente nel territorio della Regione da almeno cinque anni, pur se calcolati nell’arco degli ultimi dieci e maturati eventualmente anche in forma non continuativa. Il requisito della prolungata residenza, infatti, impedisce di soddisfare il diritto inviolabile all’abitazione, funzionale a che “la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l’immagine universale della dignità umana“.

È quanto ha deciso nei giorni la Corte Costituzionale che ha ritenuto incostituzionale il criterio della residenzialità storica per l’assegnazione delle case popolari relativamente a una previsione normativa della Regione Veneto, ma valido per tutte le amministrazioni italiane, tra cui quindi quella ferrarese guidata dal sindaco Alan Fabbri, che già nel 2021 era stata “condannata” dal tribunale civile di Ferrara a formulare “nuovi criteri e punteggi” e “adottare procedure più idonee” per l’assegnazione delle case popolari.

Sulla decisione della Consulta, nelle scorse ore, è intervenuto anche l’avvocato Fabio Anselmo, candidato sindaco per il centrosinistra, che si è soffermato sul modo in cui “giudici costituzionali hanno stabilito che il compito dell’edilizia pubblica è quello di soddisfare il bisogno di alloggio di chi, residente, si trovi in condizioni di maggiore fragilità indipendentemente dal numero di anni in cui risiede nel Comune”.

Secondo Anselmo, la decisione rappresenta “una nuova smentita per l’amministrazione Fabbri e per forze politiche che hanno eretto la residenzialità storica a vessillo della loro propaganda politica: convinti di potere decidere in barba a leggi e Costituzione, si sono mossi da dilettanti allo sbaraglio. Invece di cercare fondi e modi per costruire più abitazioni e fare dell’edilizia popolare lo strumento di una più ampia politica sociale per le famiglie (italiane o straniere) che si trovano in una situazione di disagio e vanno accompagnate nella riconquista dell’autonomia economica, hanno pensato di risolvere il problema, come sempre, accendendo un conflitto, mettendo persone in stato di bisogno contro altre persone in stato di bisogno”.

“Peccato – conclude lo sfidante del sindaco uscente – che non sia possibile farlo, oltreché gravemente dannoso in termini di sicurezza. E ora, Fabbri, che si fa? Costruiamo nuovi alloggi e riqualifichiamo quelli vuoti o cercherete di cambiare la Costituzione?“.

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