Eventi e cultura
21 Aprile 2024
L'esposizione itinerante delle fotografie dell'alpinista e regista bolognese sulla storica spedizione inaugura martedì 23 aprile

In mostra al chiostro di San Paolo la scalata del K2 di Mario Fantin

di Redazione | 3 min

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Il racconto di un’impresa. “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin” è la mostra che inaugura martedì 23 aprile, alle ore 15, presso il chiostro di San Paolo nella sala Ex Refettorio (via Boccaleone 19). Gli allestimenti saranno visionabili tutti i pomeriggi dalle 15 alle 19 fino a domenica 28 aprile.

Si tratta di una mostra itinerante, di proprietà del Club Alpino italiano, il quale, su prenotazione, la mette a disposizione delle proprie sezioni su tutto il territorio nazionale. La mostra è stata creata in ricorrenza dei settant’anni della prima scalata del K2 della spedizione alpinistica italiana diretta da Ardito Desio.

Il tramite è il bolognese Mario Fantin che a quella spedizione partecipò in qualità di fotografo e cineoperatore e per documentarla salì fino ai 6.560 metri, una quota a cui nessuno prima aveva girato immagini. Lasciò poi la più leggera delle sue cineprese, e qualche istruzione su come usarla, a Compagnoni e Lacedelli, i due membri della spedizione che il 31 luglio 1954 raggiunsero la vetta, così che i due potessero brevemente documentare l’impresa.

L’ingresso è libero e l’invito a partecipare è aperto a tutti, soci e appassionati. Il percorso espositivo della mostra presenterà pannelli e foto esplicativi per inquadrare la vita del cineasta bolognese, la tenda che è il simbolo della difficoltà del suo lavoro al K2 e alcuni leggii autoportanti e auto illuminati che riproducono i “suoni del K2” e le pagine del taccuino, il cui originale è stato visibile all’anteprima presentata al 70° Trento Film Festival (29 aprile-14 maggio 2022).

La tenda originale, appartenente a Mario Fantin, è gentilmente concessa dalla Famiglia Fantin, alla quale appartengono. La mostra trae origine dal taccuino di Mario Fantin, ritrovato tra le carte di famiglia, in quelle pagine vi sono gli appunti che scrisse durante la spedizione: riprese da realizzare, disegni di inquadrature da registrare, il piano di lavorazione, entusiasmi, impressioni, fatiche.

Nonostante il suo immane lavoro la regia del film non gli fu riconosciuta, ma la qualità del suo lavoro e delle sue riprese non passarono inosservati e iniziò ad essere chiamato per documentare molte altre spedizioni extraeuropee con le quali girò il mondo e documentò l’avventura, i popoli, le terre, i venti, le montagne soprattutto, le distese di ghiaccio e le foreste, i deserti, dalla Groenlandia al Kilimangiaro, dall’Amazzonia alle Ande, al Messico.

Questo suo girare per il mondo durò fino al 1972, quando si ritirò decidendo di sviluppare il progetto di realizzare un grande archivio sulle spedizioni nel mondo, così Mario Fantin trasforma la sua casa nell’archivio Cisdae (Centro italiano Studio e Documentazione Alpinismo Extraeuropeo). Nel luglio del 1980, all’età di 59 anni, Fantin decide di andarsene con un colpo di pistola, utilizzando l’arma che aveva come soldato, che si era rifiutato di consegnare nei giorni dell’armistizio, ed aveva conservato. Con la sua morte, l’archivio viene diviso tra alcuni musei italiani. Il Cisdae, sulle spedizioni alpinistiche extraeuropee, va al museo della Montagna di Torino.

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