Lettere al Direttore
17 Aprile 2024

Contributi del Comune o regali?

di Redazione | 6 min

Si è letto di recente sulla stampa locale che il Comune di Ferrara ha stanziato € 150.000,00 per le micro imprese commerciali e quelle artigiane di servizi alle persona e cura degli animali da compagnia (vedi limitazioni codici Ateco), site nel forese, fondo che sarà gestito dalla Camera di Commercio. L’erogazione sarà una tantum e a fondo perduto di € 750 per soggetto richiedente.

Ho cercato nel bando quali sono le spese ammissibili, la percentuale di agevolazione e l’importo massimo, e gli altri requisiti necessari per avere il contributo.

L’erogazione non è legata a nessuna spesa sostenuta o investimento realizzato, è uguale per tutti, ed è senza rendicontazione.

In sintesi, oltre ad alcuni pre requisiti, “i richiedenti non si trovino in posizione debitoria nei confronti del Comune di Ferrara, non risultino avere protesti, ecc.”, per avere l’erogazione è sufficiente essere una micro impresa commerciale artigiana – rientrante in determinati codici Ateco – e avere sede nel forese.

Non ci sono stati negli ultimi anni, salvo errori, altri bandi con caratteristiche simili ad eccezione di uno nella primavera 2022 ed un altro negli ultimi mesi del 2023.

Viene spontaneo a questo punto porsi delle domande sulla reale utilità/opportunità economica per le imprese ed il territorio di questa forma di intervento pubblico, che non ha le caratteristiche e la struttura tipica dei contributi siano essi a fondo perduto o in conto interessi.

Ad esempio, non si comprende la ratio di questa “erogazione a pioggia/helicopter money” di denaro pubblico, non finalizzata, senza rendicontazione, che non beneficia chi investe ma indistintamente tutti quelli – salvo i pre requisiti – che rientrano in certi codici Ateco ed hanno sede nel forese, e che non si può per tanto definire “contributo”; o come mai, in questo contesto, sono escluse dal beneficio determinate attività tra cui i commercianti ambulanti, muratori, imbianchini, idraulici, piccole partite Iva, ecc.; e ancora, visto che non è un contributo ma un “regalo”, perché allora non “regalare” a tutti, disoccupati, lavoratori dipendenti e pensionati compresi, in relazione alla situazione economica e finanziaria?

Ora, è chiaro a tutti che questo non è il modo migliore per aiutare le attività economiche, specie in una situazione come quella di Ferrara in cui quasi tutti gli indicatori economici sociali, sono negativi ormai da anni.

Salvo situazioni particolari e drammatiche, come ad esempio una pandemia in cui sono necessari interventi shock, le imprese si aiutano economicamente creando le premesse ed un contesto favorevole per gli investimenti, per incentivare l’assunzione di personale, l’affitto dei locali, del magazzino, la formazione del personale, la transizione industriale, digitale e green, ecc., finanche con aiuti per migliorare le condizioni finanziarie, la concessione dei fidi e la liquidità, in questo caso tramite Confidi e banche.

Ma non solo in questo modo, è importante ed anzi prioritario lavorare su interventi strutturali.

E anche questo rientra nei compiti dell’Ente pubblico.

Il ruolo del Comune in campo economico è complementare/sussidiario ma non per questo meno importante per l’impatto sul territorio, con quello di Regioni, Ministeri e ad altri Enti pubblici.

Tra le competenze del Comune in campo economico – direttamente o tramite società partecipate /controllate – ha una grande importanza la promozione del territorio per attrarre imprese da fuori – territorio – e favorire la nascita di nuove attività , il consolidamento e/o lo sviluppo di quelle già esistenti.

Tra i fattori attrattivi di un territorio, che possono influenzare la scelta di localizzazione di un’azienda, e su cui il Comune può/deve intervenire – tenendo presente che in diversi casi gli interventi possono interessare ambiti territoriali sovra comunali -, rientrano le infrastrutture materiali ed immateriali – collegamenti ferroviari, autostradali, portuali, interporti, reti di trasmissioni dati, ecc. -; la presenza di incentivi e altre agevolazioni pubbliche per favorire i nuovi insediamenti/ampliamenti – come ad esempio contributi per gli investimenti e detassazione in una Zona Logistica Semplificata -; la presenza di una Università e di centri di ricerca; la disponibilità di manodopera, qualificata o, in taluni settori e per determinati ruoli, anche da formare – si consideri che senza provvedimenti adeguati che invertano il trend si stima che entro il 2034 l’Italia perderà circa 3 milioni di lavoratori -.

Se poi ricordiamo che Ferrara è una città con un saldo naturale negativo – si consideri che per la minor natalità e il calo degli alunni, nel prossimo anno scolastico potrebbero essere accorpate delle classi con la conseguenza di avere tra Ferrara e provincia circa 50 cattedre in meno -, l’età media della popolazione più alta in Regione che sfiora i 50 anni, e che di anno in anno perde abitanti e cosa altrettanto grave li perde anche in età lavorativa dai 15 ai 65 anni, allora con un po’ di lungimiranza il Comune dovrebbe altresì adottare politiche “attive” di accoglienza ed inclusione per incentivare l’arrivo in città di nuovi residenti – specie in età lavorativa -, e così pure favorire la permanenza a Ferrara dei tanti universitari “fuori sede” una volta laureati.

Dovrebbe promuovere il miglioramento del “benessere e della qualità della vita” nel territorio, per cui rilanciare l’edilizia residenziale pubblica e favorire affitti a prezzi calmierati accessibili per studenti, giovani coppie, pensionati, incapienti, ecc., gli asili nido con orari adeguati e le simo anno scolastico potrebbero scuole con mense per i figli, l’assistenza pubblica sanitaria e familiare, favorendo una mobilità urbana sostenibile e trasporti pubblici gratuiti – in una prima fase almeno per tutti gli studenti e i pensionati -, le politiche sulla sicurezza, ecc. -.

Per dare concretezza a queste politiche è importante il coinvolgimento ed il contributo di tutti i soggetti interessati, dalle imprese alle associazioni di categoria, ai sindacati, agli ordini professionali, ai partiti politici, all’Università e la Camera di Commercio, ai portatori di interesse, ecc.

Il Comune dovrebbe promuovere l’avvio di un tavolo di lavoro, partendo da un’idea di “città intelligente e sostenibile”, per tracciare e condividere con questi soggetti le linee di sviluppo del territorio, nel rispetto di principi che dovrebbero accomunare tutti di “sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

E’ evidente che rispetto al passato serve un ruolo più attivo del Comune e delle sue società controllate e partecipate (ad esempio Sipro, sulla cui attività sarebbe interessante un approfondimento, per evitare sovrapposizioni in alcune funzioni con altri Enti pubblici e concentrare il lavoro sulla ricerca e lo sviluppo), più aderente alle nuove sensibilità ambientali economiche e sociali maturate in questi ultimi anni, riconoscendo che “l’attrattività” di una città e di un territorio non si misura solo in termini economici, aspetto di fondamentale importanza ma da solo non sufficiente, ma anche in termini di benessere e di qualità della vita.

In sintesi, serve più trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici e maggior razionalità nella spesa, servono scelte più inclusive, lungimiranti, partecipate e solidali in campo ambientale, economico e sociale.

Francesco Vigorelli

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