di Sara Manservigi ed Emiliano Bianchi*
L’industria chimica a Ferrara nasce negli anni ’30 del secolo scorso, cresce, si trasforma e diviene luogo di ricerca e innovazione per approdare a nostri giorni e candidarsi a protagonista della transizione energetica: un processo che richiederebbe una programmazione lungimirante accompagnata da istituzioni e politica che dovrebbero rivendicare e svolgere un ruolo di indirizzo fondamentale.
Il recupero e la valorizzazione della storia del sito ferrarese tramite strumenti come centri di documentazione storica, un museo sociale, una fiera della chimica sostenibile, sarebbero propedeutici al ripristino di un rapporto dialettico, ma profondo con la città, in cui il petrolchimico torni ad essere vissuto non più come una minaccia, ma come una risorsa in cui le opportunità di un lavoro di qualità, specialmente per le giovani generazioni diventino concrete e reali.
Le precedenti amministrazioni hanno portato a compimento importanti e articolati accordi di programma, siglati presso il il Ministero dello Sviluppo Economico, l’ultimo nel 2008, con cui le parti firmatarie (istituzioni, aziende, sindacati), con capofila l’allora sindaco, dando seguito ad un percorso avviato nel 2001 con un precedente accordo per la reindustrializzazione del territorio ferrarese, hanno gettato le basi per il rilancio del settore e la garanzia della tenuta complessiva dell’area.
Bonifiche, centrale turbogas, certificazioni Emas, insediamento di nuove attività produttive, con già allora l’obiettivo di riduzione dell’impatto ambientale, oggi ancora più urgente e non rinviabile.
Occorrerebbe perseguire uno sviluppo strategico mettendo in campo tutto quello che si può a livello locale: alimentare il bacino delle professionalità rilanciando il rapporto con l’Università e implementando nuovi percorsi formativi come l’ITS della Chimica, creando reali possibilità occupazionali per i giovani e soddisfacendo la necessità di competenze delle aziende, rendendo strutturale e meno provvisoria l’esperienza dei tanti giovani transitati negli ultimi anni nelle industrie chimiche ferraresi, che in virtù di un sempre più accelerato ricambio generazionale potrebbero trovare ottime opportunità; avviare, come in altri territori a noi limitrofi, percorsi di collaborazione con le aziende locali nel trattamento dei rifiuti, avviando un circuito virtuoso in cui il polo chimico di Ferrara possa diventare leader nella chimica sostenibile, nel riciclo chimico e meccanico, riducendo contemporaneamente il carico del termovalorizzatore; portare a compimento il progetto di efficientamento energetico di cui tanto si è parlato, ma di cui non è dato conoscere né lo stato di avanzamento né l’eventuale reperimento dei fondi necessari.
La chimica in Italia e a Ferrara è di fronte a sfide epocali e a un bivio non più eludibile fra scomparire definitivamente, con un conseguente dramma occupazionale e un indebolimento catastrofico del sistema paese, o trasformarsi drasticamente e repentinamente.
Molte delle dinamiche e delle decisioni esulano dalle competenze e dalle possibilità della politica locale, ma un ruolo l’Amministrazione comunale potrebbe e dovrebbe rivendicarlo, ma per farlo occorrerebbe dotarsi di una visione precisa, avere la volontà di mettere in campo e coordinare tutte le competenze disponibili e la capacità di proporre idee concrete sostenuta da adeguate risorse, tutte cose in cui l’attuale guida della città si è dimostrata colpevolmente disattenta e lacunosa, sempre lontana dalle reali esigenze dei lavoratori, come plasticamente dimostrato dalla totale assenza durante la vertenza per la chiusura del cracking di Porto Marghera.
*candidati della lista Partito Democratico per Fabio Anselmo Sindaco
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