di Anna Ferraresi
Nella sfera della politica locale, il potere può essere un’arma a doppio taglio, capace di rafforzare o di annientare una comunità. Ecco un’analisi del declino di un Sindaco che, imbattutosi nel potere, ha ceduto all’indifferenza e all’arroganza, tradendo il suo dovere istituzionale e il bene della città che avrebbe dovuto servire.
Ferrara, città dalle radici antiche e dalla storia illustre, ha recentemente conosciuto un periodo di declino sotto la guida di Alan Fabbri che ha dimostrato un’assoluta mancanza di impegno e lungimiranza nel suo ruolo.
L’assenza istituzionale. Un Sindaco che diserta gli eventi istituzionali, come i Consigli Comunali e le Conferenze Territoriali Socio Sanitarie, mostra un disprezzo non solo per le istituzioni stesse ma anche per i cittadini che rappresenta. Questi momenti non sono solo formalità, ma occasioni cruciali per affrontare i problemi della città e per prendere decisioni che influenzano la vita di migliaia di persone. La sua presenza sporadica suggerisce un atteggiamento di superiorità, come se le opinioni e i bisogni dei cittadini fossero trascurabili rispetto alla sua visione autoreferenziale del potere. Questa arroganza non solo aliena la popolazione, ma dimostra una mancanza di umiltà e di rispetto verso coloro che ha giurato di servire.
Il rifiuto del dialogo. Ancor più preoccupante è il rifiuto del dialogo e del confronto. Egli aveva garantito che sarebbe stato il “Sindaco di tutti”. Un Sindaco che non accetta il contraddittorio nega ai cittadini il diritto fondamentale di essere ascoltati e rappresentati. Il suo comportamento non solo mina la democrazia, ma crea un clima di sfiducia e alienazione tra la popolazione e le istituzioni. Alan Fabbri sembra essere avvolto nell’illusione della propria infallibilità.
L’Attaccamento al potere personale. Più che impegnarsi per il bene della città, il Sindaco sembra essere più interessato a coltivare la sua immagine sui social media, ma i “followers” non possono riempire i buchi lasciati da politiche carenti, senza visione e da un’amministrazione inefficiente. Il potere dovrebbe essere uno strumento per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, non per alimentare l’ego di chi lo detiene.
La propaganda e i comunicatori. Alan Fabbri ha cercato di mascherare la propria inadeguatezza, attraverso una campagna di propaganda orchestrata dai suoi comunicatori. Tuttavia, la vera sostanza di un’amministrazione non può essere nascosta dietro slogan accattivanti o comunicati di parte. I cittadini non possono essere ingannati a lungo da una narrazione artificiosa che ignora i fatti tangibili e le reali esigenze della comunità. Il vero successo di un bravo amministratore si misura non dalla sua capacità di manipolare l’opinione pubblica, ma di produrre risultati concreti e di migliorare la vita dei suoi concittadini.
La pavidità nel confronto. Infine, la pavidità manifestata nel rifiutare il confronto con gli altri candidati sindaci rivela la fragilità di una persona che teme la verifica delle proprie capacità e idee. Un vero leader dovrebbe essere pronto a sostenere, difendere le proprie visioni e ad affrontare le critiche, non a nascondersi dietro una facciata di falsa sicurezza.
In conclusione, il potere senza responsabilità e senza coraggio è destinato a condurre alla rovina. La storia di questo Sindaco è un monito per tutti coloro che aspirano a guidare: il vero potere risiede nel servizio alla comunità, nella volontà di ascoltare e di agire per il bene comune, non nell’autoesaltazione e nella fuga dal confronto.
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