di Riccardo Giori
A tre anni dalla sua formazione, continuano le iniziative di solidarietà dell’equipaggio di terra a Ferrara di Mediterranea Saving Humans. Dopo la missione in Ucraina svoltasi a gennaio di quest’anno, questa volta gli attivisti grazie ad un furgone donatogli da don Stefano Zanella della parrocchia Immacolata Concezione, il 28 marzo hanno raggiunto Trieste con un furgone carico di aiuti umanitari, fermandosi poi alcuni giorni. Pacchi contenenti beni alimentari, capi di abbigliamento e medicinali da donare all’associazione Linea d’Ombra Odv che da cinque anni si occupa di accogliere e curare i profughi che giungono in Italia dopo aver percorso la rotta balcanica. Sono per lo più giovani provenienti dall’Afghanistan, in fuga dopo il ritorno al potere dei Talebani, ma anche da Pakistan, Bangladesh e altri paesi del medio oriente. Tutti alla ricerca di un futuro migliore dopo aver camminato per migliaia di chilometri attraversando quella che, dopo il mar Mediterraneo, è una delle rotte migranti più pericolose subendo spesso violenze e torture. Una volta scesi dalle montagne e arrivati a Trieste trovano rifugio in quello che è più comunemente conosciuto come il “silos”, un ex deposito ferroviario adiacente alla stazione centrale della città e che si affaccia a Piazza della Libertà, nel quale restano anche per diversi mesi in attesa dei documenti per la richiesta d’asilo o prima che venga assegnato loro un posto presso le strutture di accoglienza, accampati in condizioni disumane tra fango, topi e assenza totale di servizi igienici.
Lorena Fornasir, 70 anni, di professione psicologa insieme a suo marito Gian Andrea Franchi, 87 anni, professore di filosofia in pensione, dal 2015 coi primi arrivi di profughi dalla rotta balcanica scendono in strada per dedicarsi, prima a Pordenone poi a Trieste, alla cura e al supporto delle persone migranti. Sono stati già venti volte in Bosnia – altra tappa critica della rotta migratoria balcanica – con la macchina carica di medicine, sacchi a pelo e scarpe da distribuire a chi ne ha più bisogno. All’inizio agivano come singoli, poi si sono costituiti come associazione di volontariato, facendo nascere Linea d’Ombra Odv. Ora sono affiancati anche da altri volontari, tra cui alcuni ragazzi che hanno vissuto direttamente l’esperienza di fuggire a piedi e di arrivare fino in Italia, e ad accoglierli hanno trovato proprio Lorena e Gian Andrea.