“Mi sto interessando come consigliera comunale del tema della sicurezza nelle frazioni e venerdì scorso dei malviventi hanno colpito i miei genitori”. Esordisce la consigliera dem Maria Dall’Acqua che racconta come sia “successo a mezzogiorno in pieno giorno ed in piena zona residenziale”.
“In questi mesi – aggiunge – ho ascoltato decine di racconti di persone che hanno trovato le proprie case svaligiate” e, a questo punto “mi chiedo: Dov’è la ‘Ferrara Città Sicura’ baluardo della vigente amministrazione?
Come è possibile continuare a riempirsi la bocca di falsità, quando decine di famiglie alla settimana si trovano violate della propria sicurezza? Come è possibile fingere una realtà differente quando le stesse forze dell’ordine riferiscono di un’abitualità dei furti fuori da qualsiasi media in città assimilabili?”
Secondo la dem si deve “tornare all’unico racconto che è dovuto alla cittadinanza: quello dell’onestà”. Onestà che le fa dire come “nessuna cancellata e nessuna chiusura dell’ennesimo parco costituisce un deterrente o rende le persone più serene. Ci vogliamo occupare o no della sicurezza dei cittadini?”
Si tratta di una “situazione interessa tutta la cittadinanza, vittima o meno di questi gesti criminali. Le vittime dirette sono senz’altro le persone che subiscono i furti, ma vittime lo siamo in realtà tutti. Perché la sicurezza è patrimonio di tutti”.
“Un furto – commenta Matteo Proto, responsabile sicurezza Pd – come quello subito dai familiari della consigliera Dall’Acqua evidenzia, ove ancora ce ne fosse bisogno, il fallimento dell’amministrazione comunale in tema di sicurezza”.
“Negli ultimi anni – continua – abbiamo assistito solamente a operazioni demagogiche e occasioni perse. Misure come l’implementazione della videosorveglianza e le assunzioni in polizia locale non possono essere sbandierate al termine di cinque anni di mandato e a fronte di una situazione resa drammatica dall’immobilismo della giunta”. È questo, oltre allo “stravolgimento della figura del vigile di quartiere a opera dell’assessore delegato, con sostanziale scomparsa dello stesso”, che “ha determinato effetti tangibili sulla vita di tutti”.
La soluzione al problema, “per quanto pratica virtuosa, non può essere la nascita di comitati di quartiere, in maniera del tutto autonoma rispetto all’operato dell’amministrazione”. Appare quindi “evidente la necessità di un cambio di rotta alla guida della città: non più milioni di euro per cancellate e comunicatori, ma investimenti seri per infrastrutture (anche tecnologiche), nuove assunzioni, addestramento e riorganizzazione capillare della vigilanza di quartiere”.
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