Il mondo dell’alta cucina piange la scomparsa di Antonio Canella, chef ferrarese morto ieri (sabato 16 marzo) a 71 anni dopo la lotta con una male incurabile per cui era ricoverato all’hospice dell’Ado.
Originario di Rovereto, Canella è stato per anni punto di riferimento dell’Istituto Alberghiero ‘Orio Vergani’ con cui “ha portato Ferrara in tutta Europa” ricorda la sua dirigente scolastica Roberta Monti che ieri pomeriggio, avuta notizia dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, è riuscita a dargli l’ultimo saluto prima che se ne andasse per sempre.
“Era uno chef eccezionale – aggiunge Monti – tanto che lo chiamavo «divinità» perché aveva una marcia in più, anche come insegnante. I ragazzi infatti lo amavano per la passione che sapeva infondere loro. È stato inoltre un esempio eccezionale anche nella sua vita privata, sia come uomo che come papà” conclude la dirigente.
Diversi i ricordi che oggi tornano alla mente di chi lo ha conosciuto. Come quella sera quando decise di ospitare il vescovo Luigi Negri, milanese di nascita e appassionato di risotto, per una cena all’istituto ‘Vergani’ in cui gli preparò un risotto coi gò, pesce tipico della laguna veneta. Dopo un primo boccone, i testimoni raccontano che il presule si alzò ad applaudire dicendo di non aver mai mangiato in tanti un risotto più buono.
Oppure come quando, chiamato dietro i fornelli del consolato italiano in Albania, insieme all’allora assessore regionale Patrizio Bianchi, anche lui ferrarese, portò in tavola la salama da sugo col purè, sorprendendo tutti i commensali seduti al tavolo, che finirono sbalorditi quell’insaccato così saporito e speziato e quasi non toccarono il contorno.
Canella, che era in pensione da due anni, lascia la moglie, tre figli e un nipote, oltre che i numerosi colleghi e amici che hanno avuto modo di conoscerlo in questi anni di lavoro e di vita al suo fianco.
Nei prossimi giorni saranno resi noti luogo, data e orario dei funerali.
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