Gentile direttore,
la settimana scorsa si è tenuto a Ravenna un incontro, promosso dalla Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna, in cui è stato presentato il piano triennale per l’accesso al lavoro e la promozione del fare impresa dei giovani.
Il piano contiene diverse proposte importanti, altre da meglio approfondire, mentre altre “mancano”, ma quel che è interessante e che sembra emergere è la consapevolezza nelle Istituzioni e tra gli imprenditori, almeno tra una parte di essi, che da un lato esiste un “problema lavoro”, e dall’altro che il benessere e lo sviluppo di un territorio non dipendono solamente da variabili economiche ma sono influenzati anche dalle politiche demografiche, sociali, dalla formazione e ricerca, finanche dalla necessità di integrazione degli immigrati.
Proposte interessanti e che dovranno trovare riscontri concreti.
Mentre in passato il “problema lavoro” si caratterizzava per un’elevata disoccupazione, specie tra i più giovani e le donne, ed una forte spinta delle imprese verso la flessibilità e la mobilità, oggi è l’offerta di lavoro ad essere limitata, in particolare di lavoratori giovani e con profili professionali specifici, anche se la % di disoccupazione giovanile e tra le donne a Ferrara resta ancora alta ma in calo ed inferiore alla media nazionale.
A Ferrara il tasso di disoccupazione è sceso al 5,4% nel 2° trimestre 2023 (era al 7,5% nel 1° trim.) dall’8,1% del 2022, a fronte di una media Italiana del 7,8% nel 2° trimestre 2023, mentre la disoccupazione giovanile supera il 15% nel 2° trimestre 2023 contro una media nazionale che si attesta sul 22,9%.
Sarebbe importante capire quanto incidono su questi dati i numeri del lavoro “irregolare” e di un’offerta di lavoro che non sempre rispetta le condizioni minime retributive e previdenziali, pratica purtroppo ancora presente in diversi comparti produttivi.
Le politiche del passato, per favorire le assunzioni sovente “defiscalizzavano il costo del lavoro” in modo non strutturale e incentivavano la precarietà ed il lavoro “sottopagato” – contratti a termine, part time, stagionali, ecc., con bassi livelli di copertura sociale e di crescita professionale -, ma si sono dimostrate inadeguate.
Se l’obiettivo è di rilanciare lo sviluppo, favorire la nascita di nuove imprese e di migliorare la situazione dell’occupazione in particolare giovanile e femminile, c’è la necessità di un approccio diverso e “multidisciplinare”, da quello ambientale, a quello demografico, economico, sociale, urbanistico, ecc., e di ridare centralità alla qualità della vita e del lavoro, che non sempre/spesso non vanno di pari passo con le statistiche economiche.
Ci sono allora a mio parere diversi punti e criticità su cui riflettere, tutti collegati tra di loro, che accomunano Ferrara e tanti altri territori, ma che nel Ferrarese sono amplificate per la fragilità ed anzianità della sua popolazione, e la debolezza del suo tessuto economico – Demografia, politiche per l’accoglienza e l’inclusione, bassi salari e stipendi, infrastrutture, ricerca e sviluppo -.
Demografia. Ferrara si conferma una delle città meno “attrattive” in Emilia Romagna, con la popolazione più anziana in Regione, un’età media che sfiora i 50 anni e l’indice di vecchiaia più elevato (rapporto tra la popolazione con oltre 64 anni e quella di età tra 0 e 14 anni); la popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni) è in diminuzione da anni, così come i residenti nel Comune sono diminuiti nel 2022 a 129.724 (erano 132.899 nel 2020).
Il saldo naturale (nascite – decessi) è negativo da anni; nel 2022 ci sono stati 756 nati e 2018 decessi, mentre i cittadini stranieri residenti sono pari al 12% della popolazione.
E’ opportuno ricordare che la crisi demografica non ha un impatto negativo solo sulle pensioni future ma effetti altrettanto negativi nel breve termine sull’intero tessuto cittadino – se il trend non si inverte – in quanto la diminuzione dei residenti porterebbe a diminuire i servizi (prestazioni sanitarie, asili nido, scuole, ecc.), al calo delle vendite negli esercizi commerciali, nelle compravendite immobiliari, ecc.
Politiche per l’accoglienza e l’inclusione. Per favorire l’arrivo in città di nuovi residenti e aumentare la popolazione in età lavorativa, è necessario investire nel capitale umano, nell’accoglienza, nel sociale e nelle politiche abitative.
Servono politiche di incentivo e rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, la costruzione di nuovi Studentati, ed il rifinanziamento del Fondo Affitti, per aumentare l’offerta di immobili sul mercato e di affitti a prezzi accessibili calmierati.
In Emilia Romagna si stima ci siano circa 56.000 alloggi popolari di cui circa 5.000 vuoti perché necessitano di manutenzione straordinaria, ma i fondi regionali sono insufficienti perché il Governo ha tagliato gli stanziamenti.
Solo a Ferrara gli immobili vuoti in attesa di manutenzione gestiti da ACER si stima siano circa 700, 1400 quelli in provincia.
E’ necessario investire nell’assistenza e nell’istruzione, con l’aumento dei posti nelle scuole materne e negli asili nido – magari con un allungamento dell’orario del servizio -.
L’immigrazione da “problema” deve diventare una risorsa. Ci sono paesi europei, Germania tra tutti, che hanno accolto ed integrato milioni di stranieri/immigrati, gran parte dei quali ora lavora, versa i contributi che sostengono il welfare e le pensioni, ed alimenta i consumi dei paesi che li ospitano.
Bassi salari e stipendi. E’ necessario aumentare le retribuzioni e stabilizzare i rapporti di lavoro. I salari reali e il potere di acquisto in Italia negli ultimi anni sono diminuiti e sono inferiori alla medie europee; colpisce che negli ultimi decenni pur a fronte dell’aumento della produttività i salari reali ed il potere di acquisto siano diminuiti.
Se è importante agevolare gli investimenti delle imprese, lo è altrettanto “pagare di più il lavoro” e sostenere i consumi delle famiglie, diminuiti di oltre il 2% in valore nel 2023 dopo anni di mancati adeguamenti salariali e di alta inflazione; politiche economiche che si limitino a stimolare l’offerta “senza mettere del denaro nelle tasche dei lavoratori” per sostenere la domanda e la capacità di acquisto delle famiglie, rischiano di essere fallimentari.
Infrastrutture materiali ed immateriali. Per il rilancio economico di un territorio lo sviluppo delle infrastrutture è un punto determinante – che non si risolve nella realizzazione di nuove strade ed autostrade –, che può avere un grande impulso dall’adeguamento e potenziamento della rete ferroviaria e nella transizione digitale.
Mancano collegamenti ferroviari con alcuni dei Comuni più importanti della provincia, Cento Comacchio Copparo, e così pure con i Lidi.
I collegamenti con Mantova e Ravenna dovrebbero essere più efficienti, con il raddoppio e l’elettrificazione delle linee, anche in prospettiva della Zona Logistica Semplificata – di cui si stanno aspettando i decreti attuativi -.
Visti i rilevanti flussi giornalieri di lavoratori pendolari si dovrebbe realizzare una metropolitana di superficie per collegare la città metropolitana di Bologna, Ferrara e Modena (area vasta).
Ricerca e sviluppo. La presenza dell’Università e degli Incubatori d’impresa della SIPRO possono e devono favorire la ricerca e la nascita di start up innovative, e quindi il rafforzamento dell’intero tessuto economico del territorio.
L’attività della Sipro (società partecipata dai comuni della provincia, dalla Provincia di Ferrara, dalla Camera di Commercio e da alcune banche, e che vede il Comune di Ferrara quale socio di maggioranza tramite Ferrara Tua) dovrebbe essere rilanciata, eliminando le attività duplicate con altri Enti/strutture pubbliche, e concentrata sui servizi legati alla ricerca e all’innovazione tecnologica, oltre che essere di supporto, in questi ambiti, per gli enti pubblici soci.
Francesco Vigorelli