Portomaggiore
12 Marzo 2024
Parlano gli avvocati difensori dei due imputati: "Non possono essere ritenuti responsabili delle problematiche di salute dei cani che oggi gli contestano poiché sorte successivamente alla vendita oppure non diagnosticabili"

Allevatori di cani accusati di frode. “Il processo accerterà la loro serietà”

di Davide Soattin | 2 min

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Portomaggiore. Respingono completamente ogni accusa, e lo fanno tramite i loro legali difensori, i due allevatori di cani di Portomaggiore, oggi a processo per frode in commercio.

Secondo il quadro accusatorio, i due vendevano cuccioli di razza Labrador, Bulldog francese, Golden Retriever a prezzi che variavano dai 900 ai 1400 euro, assicurando le buone condizioni dell’animale, il pedigree, il microchip e quant’altro prevede la normativa sulla vendita degli animali. Ma, almeno in una ventina di casi, si sono trovati a dover fare i conti con le rimostranze degli acquirenti, tanto da finire sul banco degli imputati.

Il dibattimento accerterà la serietà e la correttezza dell’operato degli allevatori, che non possono essere ritenuti responsabili delle problematiche di salute dei cani che oggi gli contestano poiché sorte successivamente alla vendita oppure non diagnosticabili” spiegano gli avvocati Giampaolo Remondi e Paolo Baghetti, legali difensori dei due insieme a Nadia Alecci.

“Tra l’altro – ha proseguito Baghetti – non sono sorte contestazioni di nessun tipo nemmeno sul modo in cui è tenuto l’allevamento, che è stato preso a modello dall’Ausl come allevamento serio e professionale“.

Gli fa eco Remondi che, oltre a evidenziare il danno subito dai suoi assistiti, “vittime di una vera e propria campagna denigratoria in internet”, ha sottolineato come il numero di querele sia “assai ridotto se confrontato con il migliaio di cani venduti e quindi sinonimo della serietà dell’allevamento“.

Inoltre, conclude Baghetti, qualora fossero emersi problemi di salute, l’allevamento “ha sempre detto agli acquirenti che avrebbe fatto curare i cani a proprie spese da veterinari di fiducia o, in alternativa, che li avrebbe sostituiti”.

I due imputati, uomo e donna, hanno un allevamento nel Portuense e i fatti contestati variano tra gli anni dal 2016 al 2018. Alcune delle parti offese lamentano di aver acquistato cani con caratteristiche diverse da quelle pattuite: pur avendo garantito il pedigree, questo non è mai stato consegnato. Oltre a questo, nonostante una documentazione relativa al numero di microchip, l’animale non risultava registrato all’anagrafe canina.

Altri hanno invece lamentato che il cucciolo era affetto da una malattia genetica. Altri che soffriva di displasia, mentre in un altro caso era stato venduto un cucciolo di età inferiore ai due mesi prescritti come minimo di legge.

Durante l’udienza di ieri (lunedì 11 marzo) tre capi di imputazione sono stati stralciati per intervenuta prescrizione, mentre il processo prosegue per gli altri.

Si torna in aula il 10 giugno per proseguire con l’ascolto dei testimoni.

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