Codigoro
8 Marzo 2024
La referente Area Disabili del Delta: "l'appartamento è pronto per accogliere una quarta persona"

A Codigoro un cohousing tutto al femminile

di Redazione | 3 min

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Codigoro. Mara, Morena e Vincenza sono tre coinquiline. Si svegliano, fanno colazione, escono per le attività quotidiane e, nel tardo pomeriggio, rientrano a casa. Si mettono comode e preparano insieme la cena, prima di godersi un bel film sul divano. Mara, Morena e Vincenza sono le protagoniste della prima esperienza di cohousing dedicato a persone con fragilità promosso da Asp del Delta Ferrarese con l’Azienda Usl: un’idea nata nel 2018 che ha visto la luce nel 2019, dopo la ristrutturazione di un bell’appartamento a Codigoro sostenuta con i fondi regionali per il Dopo di Noi e i progetti di Vita indipendente.

Le prime inquiline sono state Mara e Morena, due gemelle di Codigoro che, rimaste senza genitori, da anni vivevano sole con un’assistente familiare seguite da un amministratore di sostegno. Stessa condizione anche di Vincenza, una terza ragazza originaria di Comacchio che si è aggiunta al progetto. Da maggio 2019 vivono insieme, con un’assistente familiare fissa e una part time. Un team tutto al femminile, che festeggerà con una doppia mimosa – il fiore e la tradizionale torta – la Giornata internazionale della donna.

Morena e Vincenza ogni giorno frequentano il centro diurno il Faro di Codigoro, mentre Mara, dopo aver partecipato al laboratorio di Asp Vivere e coltivare autonomie, è stata assunta a Casa e Bottega, il ristorante inclusivo inaugurato lo scorso ottobre e gestito da Cidas per Asp.

“La loro è una routine consolidata – spiega Fany Scalambra, Referente Area Disabili per Asp del Delta Ferrarese –: le ragazze sono diventate amiche, condividono tante cose. La vita casalinga, ma anche le uscite, tra una pizza, una passeggiata e un cinema, in compagnia anche dell’assistente familiare”.

Il progetto ancora oggi ha un supporto educativo domiciliare per lavorare sul rapporto tra le tre coinquiline e quello tra loro e le assistenti: “Mensilmente ci incontriamo con lo staff per un report – continua Fany Scalambra – Ci sono alti e bassi, come in tutte le convivenze, ci sono periodi più sereni e altri più conflittuali. Ma, come dicevo, le ragazze – tutte con un ritardo cognitivo medio-grave – si percepiscono come famiglia e percepiscono l’appartamento come casa propria, da gestire attraverso regole condivise. Possiamo dire che il nostro obiettivo è stato raggiunto”.

Per affrontare le spese della casa – inclusa la retribuzione delle assistenti familiari – Asp ha erogato assegni di cura. Conclude la referente: “A oggi non possiamo che dirci soddisfatti, sebbene non sia stato un percorso privo di criticità, a partire dalla messa in rete di attori diversi: le ragazze, noi, l’Azienda Usl, i familiari, gli amministratori di sostegno, il giudice tutelare. È una sfida che abbiamo abbracciato con convinzione per ribaltare il pregiudizio che vuole le persone con disabilità incapaci di scegliere per la propria vita, oggetti di un accudimento lungo una vita. Poco alla volta stiamo scardinando questo stigma. Speriamo anche di ampliare il progetto: l’appartamento è pronto per accogliere una quarta persona, chissà che questa opportunità di crescita non si presenti presto”.

 

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