Respinge fortemente tutte le accuse che ora gli vengono mosse Roberto Ferrari, cardiologo di fama internazionale, già primario di cardiologia a Cona, oggi imputato insieme al medico Gabriele Guardigli di tentata concussione per fatti risalenti al 2016, quando – secondo la pm Isabella Cavallari – i due avrebbero fatto presunte pressioni nei confronti di due medici per non accettare i posti in cardiologia al Sant’Anna, per i quali si stavano scorrendo le graduatorie formate nel 2010.
Ieri (mercoledì 6 marzo) in aula l’ex primario ha fornito la propria versione dei fatti, dettagliando davanti al collegio del tribunale – presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Sandra Lepore e Giovanni Solinas – i rapporti con uno dei due medici, Chiara Carrescia, assistita dall’avvocato Fabio Anselmo e parte civile nel processo, che registrò l’incontro che ebbe con lui e Guardigli (suo successore) e che per gli inquirenti è la principale prova della tentata concussione.
“Dopo la specializzazione in cardiologia clinica, le avevamo offerto un assegno di ricerca – ha raccontato Ferrari, parlando di Carrescia – che le era stato rinnovato fino al 2013. Poi però mi chiese di interromperlo perché le avevano offerto una posizione temporanea all’ospedale del Delta e a me sembrò un’ottima idea. Per lei diedi ottime e robuste referenze e pensai che il Delta fosse la collocazione più giusta. Le cose però purtroppo non andarono bene e arrivò settima o ottava nella graduatoria”.
“Dopodiché – ha proseguito – intraprese un periodo nella medicina privata e successivamente ci chiese di tornare in cardiologia. Pensammo fosse giusto e logico darle un altro assegno di ricerca fino a quando non si fosse esaurita la graduatoria all’ospedale del Delta. La trattammo con una benevolenza che non utilizzammo con nessun altro. Lei però per la seconda volta interruppe l’assegno di ricerca per andare in un ambulatorio sul territorio, lasciando l’ospedale nel 2014“.
A tal proposito, Ferrari è tornato su quella decisione, spiegando: “Provai dispiacere perché secondo me era sprecata sul territorio. Carrescia era valida in cardiologia e aveva un bagaglio culturale tale da poterci restare. Era la sua vocazione. Secondo me stava facendo delle scelte sbagliate ed è per questo motivo che mi arrabbiai quando decise di andare via. Ma anche dopo quella sua scelta, dopo il 2014, da parte dell’intera Unità Operativa di cardiologia ci fu sempre una benevolenza enorme nei suoi confronti“.
L’esame dell’imputato si è poi soffermato sulla giornata in cui, insieme a Guardigli, incontrò Carrescia per un colloquio esplorativo circa le assunzioni in cardiologia con specializzazione in elettrofisiologia per cui stavano scorrendo le graduatorie. Un incontro in cui i due informarono la dottoressa del rischio di essere ritenuta non idonea dopo due mesi dalla sua entrata in servizio poiché in possesso di una specializzazione in cardiologia clinica che non era la stessa per cui si stava assumendo. “E una non idoneità – ha aggiunto Ferrari, citando l’ex dg Tiziano Carradori – sarebbe stata una pietra tombale della sua carriera“.
Nonostante ciò, “se avesse accettato, non avrei avuto il potere di non assumerla” ha sottolineato il cardiologo di fama internazionale, dicendo lo stesso del collega Gabriele Guardigli, che “non penso le possa aver detto che le bloccava la carriera perché non può bloccare la carriera di nessuno“. “E poi – ha continuato – che ragione avevo io per avercela con la dottoressa Carrescia?”. “Se mi avesse detto che avrebbe accettato comunque l’incarico, l’avrei presa” ha proseguito. E invece – ha ricordato Ferrari – “per tutto il tempo del colloquio è rimasta muta. Fu un modo di fare insolito per lei, che non è mai stata timida ma decisa. Mi ricordo che non aveva paura di rispondermi. In quella circostanza mi domandai addirittura se avesse capito o se fosse indecisa”.
Una linea difensiva, quella di Ferrari (avvocato Marcello Elia), che viene sposata in pieno dal medico Gabriele Guardigli, difeso dall’avvocato Marco Linguerri, che – a proposito dei colloqui esplorativi – in aula ha spiegato come “essendo passato tanto tempo dal concorso, avevamo deciso di chiamare le persone in graduatoria per informarle delle necessità che avevamo e, qualora non si fossero sentite idonee per quel ruolo, ci avrebbero aiutato non rispondendo al telegramma” in modo tale poi da far scadere la graduatoria e indire un nuovo concorso.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com