Udienza preliminare ieri (martedì 5 marzo) per la vicenda dei tre centri massaggi chiusi per sfruttamento e favoreggiamento aggravato della prostituzione, durante un blitz degli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ferrara avvenuto il 18 marzo 2022 in via Contrada della Rosa, via Bonetti e corso Piave.
A processo tre persone di nazionalità cinese. Una di queste, il 52enne Zhichuan Hu, titolare del centro Huina di corso Piave, difeso dall’avvocato Giovanni Montalto, ha scelto di patteggiare la pena di 1 anno e 4 mesi, mentre la sua dipendente 42enne, difesa dall’avvocato Gianni Ricciuti, è stata rinviata a giudizio.
“Il vero gestore – afferma l’avvocato Ricciuti fuori dall’aula – è lui e lei, che era dipendente del centro massaggi e viveva con gli extra profitti che gli venivano lasciati dalle sue prestazioni, è la vera parte offesa in questa vicenda perché sfruttata“.
Insieme a lei, a processo andrà anche un’altra donna 47enne, gestrice del secondo centro massaggi chiuso, il Centro Tuina Rosa di Ren Guihua di via Contrada della Rosa, mentre era stata precedentemente stralciata con sentenza di non luogo a procedere la posizione di una quarta persona, un uomo di 46 anni, gestore del terzo esercizio, il Massaggio di Rosa di via Bonetti, dal momento che non era stato possibile riuscire a rintracciarlo.
Il gup Carlo Negri ha fissato per il 10 luglio l’inizio della fase dibattimentale.
L’inchiesta aveva portato a scoperchiare attività in cui veniva esercitata la prostituzione, dunque, mascherate da centri benessere e massaggi, all’interno dei quali le ragazze “massaggiatrici“, sempre di nazionalità cinese, effettuavano prestazioni di carattere sessuale – secondo l’accusa – d’accordo con i titolari delle attività.
Erano stati gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ferrara a dare esecuzione al decreto di sequestro preventivo dei tre locali emesso dal gip del tribunale di Ferrara su richiesta della Procura di Ferrara.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, erano state svolte con metodi investigativi tradizionali, consistiti in numerosi servizi di appostamento e acquisizione di testimonianze da parte soprattutto dei clienti, che avevano confermato la vera natura dell’attività esercitata, che andava avanti da gennaio 2021, quindi da oltre un anno.
Gli elementi di prova raccolti durante la fase investigativa, con le dichiarazioni da parte dei clienti e l’osservazione diretta degli investigatori della Polizia di Stato, hanno consentito di supportare e legittimare la conclusione di trovarsi di fronte a un attività di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione altrui in cui i gestori dei centri massaggi, in maniera consapevole, hanno favorito l’incontro tra le ragazze assunte come “massaggiatrici” e i clienti dell’esercizio commerciale, sollecitando (o quantomeno acconsentendo) rapporti sessuali mercenari e ricevendo il pagamento di una somma di denaro, a volte direttamente dal cliente, altre volte dalla ragazza a cui poi veniva riversato il compenso pattuito.
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