Politica
5 Marzo 2024
Intervento sulla situazione di sovraffollamento in via Arginone e sull’ipotesi di pene alternative

Carcere e promesse

di Redazione | 3 min

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di Davide Nanni*

La scorsa settimana, tra le mura del carcere di via Arginone, si sono verificati due episodi di aggressione ai danni di agenti della Polizia penitenziaria. Fatti gravi e, purtroppo, non isolati: la situazione all’interno della casa circondariale di Ferrara sta diventando sempre più rischiosa ed esplosiva. Esprimiamo piena solidarietà agli agenti feriti, ritenendo sia doveroso garantire una maggior sicurezza a chi opera in condizioni di rischio fisico tramite l’adeguato utilizzo dei Dpi in dotazione e l’introduzione delle bodycam.

È bene tenere presente che aggressioni e atti di autolesionismo sono sintomi di un malessere diffuso tra la popolazione carceraria, dovuto a condizioni di sovraffollamento intollerabili per un paese civile. Negli ultimi mesi i detenuti in via Arginone sono aumentati in modo esponenziale: oltre 400 persone a fronte di “soli” 244 posti. Allo stesso tempo, paradossalmente, è diminuito il numero di agenti in servizio effettivo: dai 170 della scorsa estate si è passati a circa 160 unità, sulla carta dovrebbero essere almeno 212.

I “rinforzi” inviati dal Ministero nel mese di luglio hanno coperto a malapena il turnover annuale e, alla prova dei fatti, si sono mostrati insufficienti a garantire la piena sorveglianza di una struttura complessa come quella di via Arginone, caratterizzata dalla presenza di ben nove circuiti detentivi diversi.

A tutto ciò si aggiunge la sempre maggiore difficoltà a trasferire altrove quei detenuti che con il loro comportamento mettono a rischio l’ordine e la sicurezza dell’istituto perché il sovraffollamento delle carceri è un’emergenza nazionale che si aggrava di anno in anno. I detenuti in Italia oggi sono 60.304, erano poco più di 56 mila nel 2022: l’indice di sovraffollamento carcerario è salito al 127,48% secondo le ultime rilevazioni del “Garante nazionale delle persone private di libertà”, figura vacante a livello locale da oltre un anno.

Le politiche sicuritarie e demagogiche del governo Meloni hanno aggravato un problema che può essere risolto solo con il maggior ricorso a pene alternative alla detenzione, ovunque sia possibile applicarle in modo sicuro ed efficace. La distanza tra promesse e realtà, però, si misura anche nella cronica mancanza d’investimenti sugli organici di Polizia penitenziaria.

Tra marzo e aprile il Ministero dovrebbe procedere ad assegnare nuove risorse: chi opera nel carcere di Ferrara attende con ansia di sapere quante saranno. Mancano all’appello 52 agenti per ripristinare l’organico regolamentare ed evitare turni di lavoro massacranti al personale in servizio effettivo.

Noi crediamo che tutte le forze politiche ferraresi debbano sostenere attivamente le richieste avanzate dai sindacati e dell’amministrazione penitenziaria in questo delicato momento, specie chi ha responsabilità di governo. Il tempo delle promesse generiche e delle foto di circostanza è finito da un pezzo.

 

  • consigliere comunale Pd Ferrara
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