Salute
29 Febbraio 2024
Sara Zaccone di Taxi 1729 spiega "cosa significa che non conviene giocare, cosa significa che il banco vince sempre"

“Fate il nostro gioco”. Combattere al cuore il problema del gioco d’azzardo

di Redazione | 2 min

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È da poco arrivato nell’ex Refettorio di San Paolo, durerà fino al 5 marzo, il laboratorio “Fate il Nostro gioco” di cui abbiamo parlato con Sara Zaccone, socia fondatrice di Taxi 1729, società che lo ha ideato e che lo porta in giro per tutta Italia dal 2009. Il laboratorio è organizzato in collaborazione con l’Ausl e il comune di Ferrara.

“Un laboratorio – ci spiega Zaccone – in cui parliamo di matematica e psicologia del gioco d’azzardo”. Si tratta di un progetto “in cui partiamo dal tavolo della roulette, che usiamo come il tavolo di un laboratorio di chimica”, da li parte “per capire cosa significa che non conviene giocare, cosa significa che il banco vince sempre e cosa significa che alla lunga si perde”.

Dalla roulette si scopre quindi “il cuore matematico” per poi passare ad altri giochi e scoprire che “cambia il vestito” ma “il cuore matematico è lo stesso”.

Oltre al problema matematico dell’impossibilità di vincere nel lungo periodo è però “importantissimo” anche il vestito perché “dà al gioco delle caratteristiche che lo rendono più o meno appiccicoso” rendendo più difficile staccarci.

Un esempio Sara Zaccone lo fa con il “near miss” tipico del Gratta e Vinci, “la quasi vincita” che spinge a giocare ancora perché si era vicini a vincere. “Un’esperienza molto importante perché trasforma un feedback negativo, quello della perdita, in qualcosa che voglio rifare”.

Una caratteristica che possiede anche la Slot Machine a cui si aggiungono altre come le “piccole vincite, un ambiente immersivo, spesso come questa sala, una sala buia, senza finestre, senza orologi, che ci permette di passare più tempo possibile senza renderci conto del tempo che passa”.

Ecco il con questo laboratorio si cerca anche di comprendere il cuore matematico del problema ma anche le caratteristiche che lo rendono “appiccicoso”.

 

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