Migliarino. Quattro anni di reclusione, oltre che il pagamento delle spese processuali. Sono quelli che il tribunale di Ferrara ha inflitto ieri (martedì 27 febbraio) in rito abbreviato a Riccardo Graziani, il 34enne di Codigoro, inizialmente accusato del reato di tentato omicidio, poi derubricato a lesioni dolose, per aver aggredito e colpito con un coltello un 48enne di Fiscaglia, assistito dagli avvocati Giuseppe Incandela e Luca Levato, al termine di una violenta colluttazione.
I fatti al centro del procedimento risalgono al 2 dicembre 2022, quando la vittima era intervenuta per sedare una lite al bar tra due fidanzati, riuscendo a portare via la ragazza insieme a un’altra sua amica, dopo averne preso le difese. Nel tragitto però i tre vennero inseguiti dall’aggressore che, dopo una breve colluttazione con l’uomo, lo aggredì frontalmente, prima abbracciandolo e poi piantandogli il coltello nella schiena.
Giunti sul luogo dell’accaduto, i carabinieri, coordinati dalla Procura di Ferrara, avviarono immediatamente le indagini che, in poche ore, consentirono di rintracciare l’autore dell’agguato, che nel mentre si era dato alla fuga subito dopo l’accoltellamento. Inoltre, i militari ritrovarono e sequestrarono il coltello utilizzato per sferrare i violenti fendenti alla vittima.
Il 48enne invece riportò gravi ferite da taglio, a tal punto da renderne necessario il trasferimento con l’eliambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna, dove venne sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza e poi ricoverato, fortunatamente sopravvivendo alle coltellate che gli erano state inferte.
A seguito dell’accertamento tecnico disposto dal gup Carlo Negri però, secondo il medico legale Mariano Cingolani di Macerata, non c’era pericolo di vita in quelle lesioni. Per l’esperto, infatti, il coltello usato dall’imputato non aveva attinto organi vitali e la stessa posizione dei due corpi, quello dell’imputato e quello della vittima, durante l’aggressione o la colluttazione (a seconda dei punti di vista), abbracciati e avvinghiati l’uno contro l’altro, escludeva che la lama potesse penetrare in profondità.
Da qui la derubricazione del reato da tentato omicidio, come inizialmente sostenuto dal medico legale Lorenzo Marinelli incaricato dal pm Ciro Alberto Savino, a lesioni dolose, avvicinandosi così alla conclusione a cui era arrivato il consulente Francesco Maria Avato nominato dalla difesa dell’imputato che, nelle precedenti udienze, aveva avanzato richiesta di rito abbreviato condizionato all’acquisizione della propria consulenza in cui veniva evidenziato, già in fase cautelare, come le modalità di aggressione non costituissero un concreto rischio per la vita della vittima.
Nonostante la condanna, l’avvocato Pasquale Longobucco – che difende l’imputato – ha detto di essere “soddisfatto perché la tesi difensiva che abbiamo sempre sostenuto oggi ha trovato l’accoglimento da parte del giudice con una sentenza che esclude l’ipotesi del tentato omicidio”. “La pena però – ha concluso – non ci lascia del tutto soddisfatti e aspetteremo le motivazioni per poi fare sicuramente appello”.
Le motivazioni della sentenza sono attese entro 30 giorni.
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