Cronaca
24 Febbraio 2024
I due hanno confermato l'intenzione di fornire la loro versione agli inquirenti per chiarire come siano andati i fatti. Saranno sentiti nella giornata di martedì 5 marzo

Ombre nere su Ferrara, a marzo gli interrogatori delle Fiamme Oro

di Davide Soattin | 4 min

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Saranno interrogati nella giornata di martedì 5 marzo i due rugbisti delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, scappati prima dell’arrivo della pattuglia all’interno del ristorante di via Carlo Mayr dove, lo scorso 22 dicembre, una festa di compleanno ‘in maschera’ tra amici è degenerata tra cori inneggianti a Mussolini e Hitler e la distribuzione di volantini beceri e di pessimo gusto.

I due, oggi di stanza a Roma, cresciuti nel Cus Rugby e con presenze con le maglie delle nazionali giovanili italiane, sono difesi dall’avvocato Giacomo Forlani, che per ora preferisce non rilasciare dichiarazioni, confermando però l’intenzione dei suoi assistiti di fornire la loro versione agli inquirenti per chiarire come siano andati i fatti.

Stando a una prima ricostruzione della serata, il gruppo sarebbe arrivato nel ristorante dopo svariate soste in diversi locali di via Carlo Mayr, in cui erano entrati già travestiti: i ragazzi con tute arancioni ispirate ai carcerati di Guantanamo, le ragazze con divise da finte poliziotte. Si era trattato di un modo alternativo per festeggiare un compleanno con una festa a tema come già era successo in passato. Tre anni prima infatti, sempre per festeggiare la stessa ricorrenza, avevano scelto di travestirsi da scozzesi con tanto di kilt, due anni fa invece si erano presentati vestiti da preti e da suore.

A questo giro però la situazione avrebbe preso una piega totalmente diversa dai propositi iniziali, forse anche a causa dell’alcool, che però non può e non deve giustificare in nessun modo l’accadutocon cori e volantini inneggianti a Mussolini, Hitler e alla strage di Nassiriya, dove morirono ventotto persone tra civili, militari e carabinieri, senza nemmeno risparmiare il poliziotto Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio 2007 mentre interveniva per sedare i disordini durante il derby Catania-Palermo.

Offese, nero su bianco, anche nei confronti di Anna Frank, simbolo della Shoah, di Yara Gambirasio, assassinata a soli 13 anni, dell’atleta Fiona May, del campione paralimpico Alex Zanardi e di Meredith Kercher, violentata e uccisa a Perugia nel 2007. Poi, non contenti, avrebbero anche fatto il saluto romano ai due agenti della Polizia di Stato intervenuti a seguito della segnalazione di una commensale che, infastidita da quel comportamento, avrebbe inizialmente chiesto di smettere e sarebbe stata minacciata di morte da uno dei ventiquattro che, mimando il gesto, le avrebbe promesso di tagliarle la gola.

Ventiquattro di loro – venti ragazzi e quattro ragazze tra i 22 e i 32 anni – sono stati subito identificati, mentre un altro ‘gruppetto’ – in cui c’erano anche i due atleti delle Fiamme Oro – sarebbe invece fuggito prima dell’arrivo dei poliziotti. Proprio in questa direzione stanno proseguendo ora le indagini degli uomini della Digos, interessati a risalire all’identità di coloro che se la sono data a gambe, allargando così l’inchiesta per avere un quadro più chiaro e ampio di quanto accaduto.

Al vaglio degli inquirenti anche l’analisi tecnico-informatica, affidata all’ingegner Giuseppe Montagnola, di quattro telefoni cellulari e di un computer sequestrati nei giorni scorsi. Gli accertamenti saranno fondamentali per ricostruire il modo in cui è stata organizzata la serata. In particolare, tutti i riflettori sarebbero puntati su una chat tra i partecipanti denominata “Fratm, detenuti in attesa di liberazione” che farebbe il verso al tormentone rappresentato dal video napoletano ‘Fratm ingiustamente carcerato” diventato virale su TikTok, pubblicato da un utente che lo aveva dedicato a un amico di 14 anni che sarebbe stato arrestato per il possesso di un chilo di cocaina.

Ma c’è di più. Durante le perquisizioni a casa di alcuni degli iniziali ventiquattro indagati sarebbero stati trovati e sequestrati, oltre a una pistola giocattolo, katane e coltelli, anche cimeli nostalgici tra cui santini, calendari e bastoni con l’effigie di Benito Mussolini. Una circostanza, questa, su cui la Procura vuole vederci chiaro, a tal punto da indagare, sempre attraverso l’analisi dei dispositivi informatici, eventuali legami dei proprietari con partiti o gruppi di estrema destra.

Saranno prossimamente ascoltati anche la donna che sarebbe stata minacciata e che ha chiamato la Polizia, oltre che il titolare del locale di via Carlo Mayr in cui sono avvenuti i fatti.

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