Cronaca
23 Febbraio 2024
Otto mesi per gli accusati di falso e un anno e otto mesi per quelli che hanno dovuto rispondere sia di falso che di corruzione

Falsi green pass. Altri trenta no vax patteggiano

di Davide Soattin | 2 min

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Altra tranche di patteggiamenti in tribunale a Ferrara per trenta no vax coinvolti nell’inchiesta Red Pass che, nel 2022, dietro il coordinamento della Procura di Ferrara, aveva portato gli uomini della Guardia di Finanza a scoperchiare un sistema di false vaccinazioni Covid per ottenere falsi green pass.

Ieri (22 febbraio) davanti al gup Danilo Russo e al pm Ciro Alberto Savino, i trenta imputati hanno patteggiato – a seconda delle circostanze – otto mesi per il reato di falso e un anno e otto mesi per i casi in cui al falso si aggiungeva la corruzione, chiudendo la loro posizione all’interno dell’inchiesta che aveva portato all’arresto delle dottoresse Chiara Compagno e Marcella Gennari.

Per entrambe, il pm Ciro Alberto Savino ha chiesto il rinvio a giudizio. A loro si aggiunge anche Francesca Ferretti, figlia e assistente di Gennari: a tutte e tre vengono contestati a vario titolo i reati di corruzione, peculato, truffa ai danni dello Stato e falso.

Dalle indagini, grazie al posizionamento di telecamere nascoste da parte della Guardia di Finanza negli ambulatori delle due dottoresse, gli inquirenti hanno potuto provare le modalità con cui, dietro pagamento, le due professioniste simulavano la somministrazione del vaccino anti Sars-CoV-2.

Il reato di peculato, secondo la Procura di Ferrara, sarebbe stato commesso quando le tre donne, una volta in possesso del vaccino fornito dall’Usl, lo avrebbero buttato via invece di iniettarlo ai pazienti. Per quanto riguarda la corruzione, secondo il castello accusatorio, le dottoresse avrebbero intascato denaro dai pazienti (20 o 50 euro a seconda dei casi) per fingere l’inoculazione del vaccino e far loro ottenere un green pass a fronte dell’attestazione di una dose mai somministrata.

L’accusa di truffa ai danni dello Stato riguarda invece i rimborsi previsti dall’Azienda Usl per i medici di base che eseguivano le vaccinazioni anti-Covid che, quindi, sarebbero stati percepiti indebitamente dalle dottoresse avendo loro attestato in maniera falsa di aver vaccinato i loro pazienti. Infine, il reato di falso si rifà al fatto che le professioniste avrebbero dichiarato inoculazioni, falsi tamponi o esenzioni fasulle, tutte attestazioni per poter riuscire ad emettere il green pass.

Inizialmente, a marzo 2022, le due erano state messe agli arresti domiciliari e avevano ricevuto contestualmente la sospensione da parte dell’Ordine dei Medici e la revoca della convenzione dall’Azienda Usl di Ferrara. Due provvedimenti che poi sono stati rivisti in seguito alla decisione – arrivata a luglio di due anni fa – del giudice per le indagini preliminari di rivedere le esigenze cautelari, con entrambe le dottoresse che oggi sono state reintegrate e continuano a esercitare la loro professione.

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